TERAMO. Coronavirus, anche ieri numeri in lieve ma costante aumento in provincia. I casi in isolamento domiciliare sono saliti da 63 a 67: nella lista dei comuni è entrata Alba Adriatica con un caso, mentre si registrano incrementi di un paziente a Mosciano, altrettanto a Rocca Santa Maria e Torano.
Aumentano anche i ricoveri: se rimangono stabili i 9 in Malattie infettive e i tre in Pneumologia al Mazzini, aumentano di tre unità i pazienti della Rsa di Giulianova. In totale attualmente sono 87 i positivi al Covid in provincia.
Si conferma dunque l’importanza dell’allarme lanciato in una conferenza stampa congiunta dalla Asl e dal Comune lunedì. Il direttore generale Maurizio Di Giosia ha lanciato un appello alla popolazione, affinchè utilizzi tutte le precauzioni per evitare il contagio, evitando anche i luoghi affollati.
Il primario di Malattie infettive, Pierluigi Tarquini, fa il punto sulle terapie effettuate nel reparto del Mazzini. «Attualmente utilizziamo un antivirale, il Remdesivir, che è un farmaco, approvato sia dall’Ema (l’agenzia europea dei medicinali, ndr) che dalla Fda (quella americana, ndr) originariamente usato per l’ebola. Si tratta di un farmaco efficace soprattutto sui casi di media gravità. Ovviamente è troppo presto per farne una valutazione, però ha avuto un buon effetto su uno dei due positivi già malati di fibrosi cistica, che stiamo per dimettere». Attualmente viene utilizzato – non è in commercio, viene fornito direttamente dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco – su sette pazienti, ma è stata fatta richiesta di fornitura per un ottavo. Abbandonato l’uso del Tocilizumab, che tanto è stato utilizzato durante la prima fase della pandemia. Secondo uno studio fatto a Reggio Emilia il farmaco non ha funzionato bene, per cui l’uso è stato sospeso se non in appositi studi. «Un decisione che però non incontra i favori di tutti i clinici perchè sul campo sono stati ottenuti buoni risultati», commenta Tarquini, «da noi al Mazzini – però l’abbiamo usato senza uno studio e quindi senza gruppo di controllo – è andato bene. In futuro, comunque, penso che saranno utilizzati gli anticorpi monoclonali, che danno risposte». Al Mazzini inoltre ci sono state delle donazioni di plasma iperimmune (cioè di pazienti che hanno contratto il coronavirus), ma ancora non ne viene avviato l’utilizzo. Si aspetta di vedere l’efficacia del Remdesivir.
Certo è che con i numeri da agosto in costante aumento, come ha ribadito Tarquini nella conferenza stampa, «siamo nella seconda ondata». E i numeri rischiano di aumentare con l’arrivo delle temperature fredde. Un problema è il numero risicato di medici a disposizione del Mazzini. Oltre alla carenza di anestesisti, per cui la Rianimazione Covid è stata spostata vicino a quella generale per risparmiare personale, non sta meglio il reparto di Malattie infettive, dove ora lavorano cinque infettivologi, con la prospettiva del pensionamento di Tarquini a decorrere da gennaio. E’ stato bandito un concorso – Asl capofila L’Aquila – per due posti, non sui sa se si farà in tempo per un eventuale picco. Senza considerare che nel piano Covid regionale Malattie infettive e Pneumologia del Mazzini diventano reparti semi-intensivi, cioè con un livello di cure più alto per pazienti più impegnativi.