(KIKA) – MILANO – A quattro anni dalla morte la città di Milano ha voluto celebrare i funerali civili di Lea Garofalo la donna fatta a pezzi e bruciata dalla ‘ndrangheta nel 2009 per aver testimoniato contro il boss Carlo Cosco, suo ex compagno.AD Il corpo della donna è stato ritrovato in un campo vicino a Monza soltanto il 21 novembre dell’anno scorso.
Alla cerimonia erano presenti il sindaco Pisapia, Amedeo Nicolazzi, sindaco di Petilia città controllata da Carlo Cosco, e Don Ciotti che così ha voluto ricordare la vittima: “Una martire e testimone di libertà. Hai deciso di rompere il silenzio e l’ingiustizia e il tuo cuore e la tua coscienza sono sorgenti di libertà“.
Il presidente dell’associazione antimafia Libera si è poi rivolto alla figlia di Lea, Denise Cosco: “Oggi in realtà la tua mamma è ancora viva, non è morta. La memoria ci sfida all’impegno, ci commuove e ci fa muovere. Noi tutti siamo in debito con te – concludendo – Denise, te lo abbiamo promesso, non ti lasceremo mai sola”.
La storia diLea GarofaloNota biograficaLea Garofalo nasce il 24 aprile 1974 a PetiliaPolicastro ed è stata una testimone di giustizia.Decide di testimoniare sulle faide interne tra lasua famiglia e quella del suo ex compagno CarloCosco e per questo sottoposta a protezione dal2002. Lea, interrogata dal Pubblico MinisteroAntimafia Salvatore Dolce, riferisce dell’attivitàdi spaccio di stupefacenti condotta dai fratelliCosco grazie al benestare del boss Tommaso Ceraudo. Inoltre, Lea attribuisce la colpa dell’o-micidio di Floriano Garofalo al cognato, Giuseppe, e all’ex convivente, Carlo Cosco, fornen-done anche il movente.Nel 2006 viene estromessa dal programma di protezione perché l’apporto dato non era statosignificativo in quanto ritenuta collaboratrice non attendibile. La donna si rivolge allora pri-ma al TAR e poi al Consiglio di Stato: nel dicembre del 2007 viene riammessa al programma(sempre come collaboratrice di giustizia e mai come testimone), ma nell’aprile del 2009 decideall’improvviso di rinunciare a ogni tutela e di ritornare a Petilia Policastro, dove riallaccerà irapporti con l’ex compagno Carlo Cosco.Il 5 maggio 2009 si presenta a casa sua Massimo Sabatino sotto mentite spoglie, recatosi sulposto per rapire e uccidere Lea Garofalo. La donna riesce a sfuggire all’agguato grazie all’in-tervento della figlia Denise e informa i carabinieri dell’accaduto ipotizzando il coinvolgimentodell’ex compagno.Il 20 novembre del 2009 Cosco chiama Lea a Milano, con la scusa di parlare del futuro dellaloro figlia Denise. La sera del 24 novembre, approfittando di un momento in cui Lea rimaneda sola, Carlo la conduce in un appartamento che si era fatto prestare per quello scopo. Ad at-tenderli in casa c’è Vito Cosco detto “Sergio”. In quel luogo Lea viene uccisa, il suo cadaveresarà portato a San Fruttuoso, un quartiere di Monza, da Carmine Venturino, Rosario Curcio eMassimo Sabatino. Lì verrà poi carbonizzato.
71Nota dell’autoreHo deciso di raccontare l’intera vita di Lea Garofalo in quanto questo avrebbe permesso ailettori di comprenderne in pieno il carattere forte e risoluto.Credo infatti che se una persona non conosce le esperienze di un’altra non può capirne in pie-no i sentimenti e le decisioni.Riguardo alle soluzioni grafiche, in generale ho deciso di prediligere tonalità chiare perché,nonostante sia una storia dal finale infelice, è comunque una storia che dà speranza e raccontala forza di una donna che non ha voluto abbassare la testa di fronte alla criminalità. Il tratto èminimalista e a volte espressionista.A episodi descritti realisticamente, con inserti topografici puntuali e immediati per accompa-gnare il lettore nei luoghi di Lea (l’ospedale, il palazzo di giustizia di Milano, il castello sfor-zesco) ho alternato vignette evocative, dalle tonalità più scure, per enfatizzare la violenza e lacrudeltà di alcuni episodi, come nella prima tavola, in cui ho voluto riprodurre in un angolo lasagoma del suo corpo, per indicare che nonostante lei non esistesse più, la macchia di odio eviolenza lasciata dal suo assassinio non se ne sarebbe mai andata.In alcuni casi ho introdotto ambientazioni d’invenzione, come quando Lea incontra Carlo Co-sco; ho deciso che questo sarebbe avvenuto in un parco perché i parchi sono comuni e quellaera una cosa normale: Lea era ormai una ragazza e guardava il ragazzo di cui era innamoratacome ogni altra ragazza innamorata avrebbe fatto in vita.Alcuni stati d’animo sono stati evocati daoggetti, come nell’ultima tavola dedicataalla vendetta, rappresentata con una pistolaperché le pistole sono simbolo di morte eil metallo con cui sono realizzate é freddo,come la vendetta della mafia su Lea, unavendetta compiuta dopo anni. L’ultimavignetta richiama chiaramente la prima: ilfuoco che ha bruciato per giorni il corpodi Lea Garofalo, ne ha disperso nell’aria leceneri ma non il ricordo