Oltre 60 associazioni hanno lanciato una petizione su Change.org per chiedere al Codacons di ritirare tutte le copie del suo “Italienza”, il calendario con dodici corpi nudi femminili tra cui scegliere il più bello in perfetto stile sessista rétro. La strenna dell’associazione dei consumatori ha attirato critiche da donne e uomini di tutta Italia, riassunte nel testo in cui esprimono indignazione per le immagini e i codici comunicativi che sono stati usati per questa pubblicazione.
“Com’è possibile – si domandano gli autori dell’iniziativa – che nel 2020, dopo tante battaglie che le donne hanno intrapreso per abbattere gli stereotipi di genere ancora presenti nella nostra cultura, si pensi che per rappresentare la resilienza italiana non ci sia di meglio che fotografare 12 giovani donne nude ‘coperte’ da una mascherina tricolore?”.

“La resilienza – sostengono – le donne l’hanno dimostrata durante la pandemia lavorando negli ospedali, nei supermercati, nelle imprese di pulizia e sanificazione, nelle Rsa, nella scuola tenendo in piedi la didattica a distanza da casa, gestendo contemporaneamente professione, figli, Dad, disabilità e genitori anziani e talvolta perdendolo pure, il lavoro”.
Nel mirino delle critiche non c’è solo l’idea del calendario ma anche “l’imbarazzante azione di promozione dell’iniziativa, che estrae a sorte 20 calendari tra coloro che voteranno il ‘mese’ preferito, nel solco della peggiore tradizione del preteso diritto di giudizio pubblico, sui corpi delle donne”.
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Per questo, giudicando l’iniziativa del Codacons “offensiva non solo per le donne, ma per gli uomini e per tutta la società”, le 60 associazioni firmatarie della petizione avvertono che “se il calendario non sarà ritirato, le promotrici invitano donne e uomini a restituire la tessera associativa della Codacons e a non rinnovarla per il 2021”.
L’appello è stato firmato tra gli altri da Michela Marzano, Ottavia Piccolo, Valeria Valente, Laura Boldrini, Chiara Gribaudo, Lia Quartapelle, Pina Picierno e da associazioni femministe e femminili tra le quali SeNonOraQuando?, da associazioni per i diritti LGBTI, dai Coordinamenti delle politiche di genere dei sindacati confederali, da magistrate e magistrati, docenti universitarie e Centri studi del pensiero femminile come il Gio dell’Università Roma tre e il Centro Elena Cornaro dell’Università di Padova.