Solitaria, rancorosa, povera, incattivita. Ma pure creativa, generosa, resistente, solidale, impegnata. Così l’Italia si è riscoperta durante il Covid. E a rimboccarsi le maniche sono stati sarti, pescivendoli, ristoratori, stilisti, enologi, albergatori, maestri e sacerdoti.
Fortuna? Fantasia? Capacità di sfruttare la crisi? Tentativo estremo? La mappa è così varia, sia a livello geografico che come ambiti d’impresa, che Paola Scarsi, giornalista e fotografa, ha provato a tracciarla raccogliendo le esperienze di chi ha deciso di provarci a tutti i costi, si è rimesso in gioco o ha acceso l’ingegno per provare a resistere. Ne è venuto fuori un libro, “Oltre il Covid: 365 idee per superare la crisi”, altrettante storie e aziende. Una per ogni giorno dell’anno.
Ci sono i “Caciobond” ideati dal Caseificio Giuseppe Morese e dalla Coldiretti di Salerno: caciocavalli da uno a undici chili, da pagare in anticipo e mangiare al termine della stagionatura, con tanto di dedica da imprimere sulla buccia in caso di regalo a terzi. Impresa solidale visto che il 20 per cento del ricavato è andato all’ospedale Cotugno di Napoli.
C’è il ristorante dell’agriturismo Poggio Brico a Todi, provincia di Perugia, che quest’anno è salito su un albero: location a prova di Dpcm, ideata dai due titolari Valerio Andrei e Silvia Mocci, con un massimo di sei ospiti alla volta, ordinazioni via walkie-talkie e pietanze da tirar su con la carrucola.
Fortissimo sono andate le adozioni in fattoria: prodotti sempre freschi in cambio di mangime per gli animali. Ecco quindi che in provincia di Venezia c’è chi s’è preso cura di un paio di galline della Fattoria il Rosmarino, chi ha scelto le mucche della Cooperativa Peralba di Belluno, chi ancora le api de Le Pietre Vive di Montaperti nel senese o le pecore della Cooperativa Vallenostra in provincia di Alessandria. Uova, formaggi e miele garantiti e un certificato di adozione a distanza da incorniciare.
Al caffè sospeso si è aggiunto il “paghi uno prendi due” del Caffè Morettino di Palermo. O le obbligazioni virtuali del circolo Pd di via del Pratello a Bologna, zona da movida, che in piena quarantena ha dato il via all’acquisto immediato di Negroni, birre, spritz e tagliatelle al ragù da consumare alla riapertura. E se l’anno che verrà, come nella canzone di Lucio Dalla, è quello che stiamo tutti aspettando, alla salumeria Roscioli di Roma si sono inventati “La cena che verrà”: un bond di buon auspicio a 75 euro che ne vale però 100 da spendere in una cena entro il 1 aprile 2021.
Sempre sul fronte del food, la storica bottega Bottaro e Campora di Ovada (Alessandria) ha lanciato l’aperiparco: kit di sopravvivenza per il rito del drink confezionato in una scatola con tanto di tovaglietta e stuzzichini da consumare in strada.
Betty Nguyen, titolare dell’atelier Casa Betty Concept di Brescia, ha pensato invece a farsi mandare foto e video degli armadi disastrati delle sue clienti per dare consigli di stile, abbinamento, rottamazione, nuovi acquisti. C’è chi dal web ha guidato le forbici di amici e clienti nei tagli fai-da-te, come Massimo Carugi, barbiere di Cecina, vicino Livorno, o le cesoie per sistemare il giardino e sfoltire i rami nel caso della Rural Academy di Incisa in Val D’Arno (Firenze).
Fare la spesa senza uscire dal proprio palazzo è stata l’idea della start up FrescoFrigo che a Milano ha realizzato il primo supermercato di condominio installando nel complesso residenziale Social Village Cascina Merlata – 900 residenti in 397 appartamenti – cinque frigoriferi continuamente riforniti con frutta, verdura, zuppa, pane e farina.
E chi l’ha detto che lo smart working si può fare solo dal salone da casa e non ai piedi del Monte Bianco? Uno chalet dell’Auberge de la Maison di Courmayeur si è trasformato, su iniziativa della proprietaria Alessandra Garin, in ufficio di montagna, per adattarsi alle nuove esigenze lavorative, tasche permettendo.
Per gli irriducibili della festa, il pr e promoter milanese Ugo Dalla Pria ha messo in rete la discoteca virtuale: tramite i social si sceglie la serata, si attivano microfono, altoparlanti e webcam per ballare tutti insieme, ognuno dalla propria stanza. Una formula che ha attratto centinaia di persone, tanto da dover ingaggiare un buttafuori virtuale.