In pensione un anno prima: “Spremuti per anni, ora ritrovo la mia vita” Un medico internista, Valerio Contegiacomo, scrive “da incazzato”, come precisa, una lettera pubblicata sulla propria pagina Facebook e sul sito del sindacato medici Anaao. Uno dei tanti addii che stanno arrivando in questi tempi da parte di medici, sempre più sotto assedio per l’emergenza Covid, la pressione dei pazienti e le carenze di organico.
“Sono (ero) un medico internista ospedaliero – scrice Contegiacomo – A novembre 2021 sarei andato in pensione. Ho chiesto l’anticipo pensionistico e dal primo novembre 2020 sono un libero cittadino. Non ho intenzione di tornare a lavorare per sopperire alle croniche carenze del Servizio sanitario nazionale. Per anni ci hanno spremuto come limoni. Dodici ore sabato e dodici ore domenica. Da solo. Quarantacinque letti in medicina più 16 in lungodegenza. Più i ricoveri dal pronto soccorso. Urgenze e ogni tanto trasferimenti, più volte ogni mese. Fino a pochi anni fa uscivi dal lavoro e poche ore dopo rientravi per fare la notte. Le feste? Pochi giorni a casa pensando a quando saresti tornato al lavoro”.
“Poi, negli ultimi anni, i turni sono migliorati un poco in meglio. Ma è arrivato il Covid: di nuovo in stato di emergenza. Sono sopravvissuto sino a settembre, quando mi sono ritirato dal lavoro. Ho scoperto che esiste una vita fuori dall’ospedale, che si può avere un’esistenza diversa e più umana. A 66 anni sono io un soggetto a rischio: mi sono stufato di dover fare l’eroe per compensare alle croniche mancanze della sanità pubblica”.
“Non sono io che salvo l’Italia, sia ben chiaro. Ma fin quando non ci si renderà conto che il sistema sanitario si regge solo sulla dedizione di moltissimi suoi operatori, a tutti i livelli, e sul volontariato, si va solo incontro a un progressivo peggioramento della situazione. I costanti tagli alla sanità, perpetuati negli anni, aggiunti alle ruberie, ci hanno portato a un punto di collasso, evitato in parte solo dalla dedizione degli operatori. Una gestione finalizzata solo al bilancio e non alla salute ha fatto il resto”.
“Un’ultima nota: ho ricevuto come “bonus covid” 480 euro. Visto che si diceva che gli operatori sanitari erano eroi, forse sarebbe stato più giusto dire soltanto: ‘Bravo. Hai fatto il tuo lavoro, grazie. Adesso però, proprio per l’importanza del tuo lavoro (non solo medici, tutti gli operatori sanitari) abbiamo deciso di equiparare il tuo stipendio a quello degli altri operatori europei’. Non di darti la mancetta (che personalmente girerò a Emergency)”.