Un altro corpo è stato ritrovato questo pomeriggio in un terreno a ridosso del carcere di Sollicciano e la Fi-Pi-Li dove nei giorni scorsi, a distanza di 24 ore, erano state trovate due valige contenenti il corpo fatto a pezzi di un altro uomo. Sul posto i carabinieri del reparto operativo, la scientifica e il medico legale. Si infittisce dunque il giallo. La prima vittima non è stata ancora identificata.

Anche in questo caso è stato trovato solo un busto saponificato. Come i resti nelle altre due valige. La seconda era stata trovata venerdì scorso, durante i sopraluoghi dei carabinieri. All’interno erano stati occultati gli arti inferiori, fatti a pezzi, di un corpo. Con ogni probabilità si tratta della stessa persona di cui era stato rinvenuto il bisto il giorno precedente, giovedì. In base ai primi rilevamenti del medico legale, giunto sul posto insieme alla scientifica, la vittima sarebbe un uomo adulto di pelle chiara. Difficile per adesso definire altri dettagli: il corpo è stato trovato in stato di saponificazione e le sue condizioni erano così mal ridotte che in un primo momento non si è capito neppure se si trattasse di un uomo o di una donna. Si delinea sempre più come un mistero dell’orrore, in cui si intrecciano interrogativi e le supposizioni più disparate. Ancora è ignoto chi abbia gettato le valigie, il luogo dell’omicidio e soprattutto l’identità della vittima. Ora questo nuovo ritrovamento. Un’altra valigia, e un altro cadavere.

Gli investigatori, comunque, iniziano già a fare le prime ipotesi e ritengono probabile che l’autore, o gli autori, del crimine abbiamo lanciato le valigie direttamente dalla superstrada. Gettate oltre la barriera fonoassorbente, alta circa un paio di metri, che delimita la carreggiata. Non si sa ancora a quando risalga però quell’azione. Contrariamente a quanto emerso nelle prime ore, potrebbe anche essere successo nei mesi scorsi: il punto del ritrovamento, ha raccontato infatti il contadino, non veniva calpestato da un paio d’anni. Il luogo potrebbe essere stato scelto per celare un omicidio. Ma c’è anche l’ipotesi che, vista la vicinanza del carcere, possa essere un messaggio verso uno dei detenuti.