Sono stati liberati i pescatori di Mazara del Vallo, dopo 107 giorni di prigionia in Libia. A dare la notizia sono stati il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che sono volati stamattina il Libia per il passo decisivo che darà la libertà ai 18 pescatori chiusi in cella dal primo settembre.
Mazara del Vallo, la gioia dei parenti dei pescatori liberati in Libia: “Adesso è Natale”
La liberazione è confermata anche dai familiari: “Finalmente potremo riabbracciarli – dice Giusy Asaro subito dopo la notizia – adesso aspettiamo di sentirli presto, ancora non ci hanno chiamato ma presto lo faranno. Quando torneranno faremo una grande festa”.
Pescatori in Libia: a Radio Capital parla l’armatore: ”Emozione fortissima, sto piangendo”
I pescatori, probabilmente arriveranno con i loro pescherecci fino ad oggi sotto sequestro, Medinea e Antartide, percorrendo di nuovo quel tratto di mare che ha cambiato loro la vita da più di 100 giorni. “Non ho parole per l’emozione, non vedo l’ora di poterlo riabbracciare”, dice Cristina Amabilino, moglie di uno dei pescatori sequestrati.
“Ho appena ricevuto un messaggio vocale di mio padre che mi dice ‘Siamo Liberi”. Ad affermarlo una ragazza tunisina, figlia di uno pescatori dei due motopesca di Mazara del Vallo per 108 giorni trattenuti in Libia.

A Mazara del Vallo, intanto, sono lacrime di felicità da questa mattina, appena arrivata la notizia: i familiari erano infatti radunati per ritornare in autobus a Roma, per continuare la loro protesta sotto palazzo Montecitorio con la promessa che avrebbero passato il Natale nella capitale finché i pescatori non venivano liberati. La liberazione è invece avvenuta una settimana prima delle feste, come avevano auspicato in molti, tra tutti Rosetta Ingargiola, vero timoniere della protesta che fino alla fine ha chiesto un intervento immediato a Conte e Di Maio chiedendo la liberazione come regalo di Natale. Ad esultare è anche il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci, che adesso attende di riabbracciare i pescatori.
Libia, liberi i pescatori dopo oltre cento giorni di prigionia
Sono stati liberati i pescatori di Mazara del Vallo, dopo 107 giorni di prigionia in Libia. A dare la notizia sono stati il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che sono volati stamattina il Libia per il passo decisivo che darà la libertà ai 18 pescatori chiusi in cella dal primo settembre. La liberazione è confermata anche dai familiari: “Finalmente potremo riabbracciarli – dice Giusy Asaro subito dopo la notizia – adesso aspettiamo di sentirli presto, ancora non ci hanno chiamato ma presto lo faranno. Quando torneranno faremo una grande festa”. (Alan David Scifo)
“È un’emozione indescrivibile, piango da quando ho avuto notizia”, dice l’armatore del Medinea, Marco Marrone, dopo le notizie che arrivano da Bengasi sui pescatori italiani. “Stamattina questa notizia mi ha fatto rinascere dopo tre mesi bui e di disperazione. Non vedo l’ora di riabbracciare mio figlio”. Così Rosetta Incargiola, mamma di Pietro Marrone, uno dei pescatori siciliani fermati a Bengasi.

Era il primo settembre, oltre cento giorni fa. Per 108 lunghi giorni diciotto pescatori – otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi – sono stati trattenuti in Libia. Erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati dalle motovedette libiche. L’accusa avanzata dalle autorità di quel Paese, è di avere violato le acque territoriali, pescando all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l’estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. Nei giorni seguenti al sequestro le milizie di Haftar hanno contestato, in modo infondato, anche il traffico di droga. Inoltre nel corso delle trattative sarebbe stata avanzata la richiesta di uno ‘scambio di prigionieri’, chiedendo l’estradizione di quattro calciatori libici condannati in Italia come scafisti di una traversata in cui morirono 49 migranti.

Uno strano caso questo dei calciatori-scafisti. Condannati a 30 anni di carcere dalla giustizia italiana, ma conosciuti in Libia come giovani promesse del calcio. Sono stati condannati dalla corte d’assise di Catania e poi dalla corte d’appello etnea, con l’accusa di aver fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta ‘Strage di Ferragostò del 2015 in cui morirono 49 migranti. La notte della ‘Stragè avrebbero contribuito con “calci, bastonate e cinghiate” per bloccare i migranti nella stiva dell’imbarcazione. Nel corso del processo, la loro vicenda era stata monitorata dall’ambasciata libica in Italia, partecipando anche ad alcune udienze al Tribunale di Catania.

I quattro raccontarono ai giudici di aver pagato per quel viaggio, ricostruendo la loro versione, come Al Monsiff che disse di “giocare a calcio nella serie A” e “aveva deciso di andare in Germania per avere un futuro, impossibile in Libia a causa della guerra”. Durante il dibattimento i legali dei quattro imputati sollevarono anche alcune anomalie nel loro riconoscimento, avvenuto attraverso delle interviste ai 313 sopravvissuti di quel viaggio, giunti a Catania a bordo della Siem Pilot il 17 agosto 2015.
I familiari hanno protestato più volte a Mazara, in piazza, davanti alla casa del ministro alla Giustizia, a Montecitorio, incatenandosi, chiedendo anche l’intervento dei corpi speciali, e si riteneva possibile una soluzione proprio a ridosso del Natale. Ieri il ministro per agli Affari esteri, Luigi Di Maio, assicurava che il governo italiano ce la sta “mettendo tutta” per riportare a casa i pescatori di Mazara imprigionati dalle autorità libiche: “Non ho dimenticato in questo momento difficile i nostri pescatori in Libia e voglio dire che ce la stiamo mettendo tutta e stiamo continuando a lavorare”. Fino alla svolta di oggi: un volo ‘liberatorio’ – a bordo anche il premier Giuseppe Conte – con destinazione Bengasi.