“La nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova. Sì, perché la sua nascita à per noi: per me, per te, per tutti e ciascuno ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa di Natale anticipata alle 19.30 per consentire a tutti di tornare a casa entro le 22, orario in cui comincia il coprifuoco.
“Solo l’amore di Gesù trasforma la vita, guarisce le ferite più profonde, libera dai circoli viziosi dell’insoddisfazione, della rabbia e della lamentela” “Oggi Dio ci dice di non perderci d’animo, nelle prove è con noi”, ha detto, “Dio ci libera dai circoli viziosi, dalla rabbia e dalle lamentele”
“Noi uomini parliamo molto, ma siamo analfabeti di bontà”
“Servendo i poveri ameremo lui, questo dice Dio”
“Aiutiamo gli altri invece di piangerci addosso”
Il “tenero pianto” di Cristo bambino “ci fa capire quanto sono inutili tanti nostri capricci. E ne abbiamo tanti. Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre”
“Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perché noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità” – ha continuato il Papa nell’omelia della Messa di Natale. “Anche con noi Dio ama fare grandi cose attraverso le nostre povertà. Ha messo tutta la nostra salvezza nella mangiatoia di una stalla e non teme le nostre povertà: lasciamo che la sua misericordia trasformi le nostre miserie!”, ha aggiunto il Papa.
“Dio ci ama da morire”
“Siamo figli amati”: è questo il messaggio che porta il Natale ed è più forte di qualsiasi preoccupazione. Lo ha detto il papa nell’omelia della Messa di Natale. “È questo il cuore indistruttibile della nostra speranza, il nucleo incandescente che sorregge l’esistenza: al di sotto delle nostre qualità e dei nostri difetti, più forte delle ferite e dei fallimenti del passato, delle paure e dell’inquietudine per il futuro, c’è questa verità: siamo figli amati”.
“Affamati di successo, restiamo con il vuoto dentro”
Il Pontefice tuona nuovamente contro gli atteggiamenti mondani, quelli che portano a dimenticare la mangiatoia di Betlemme e che ci fanno immergere in ‘mangiatoie di vanità’: “A Betlemme, che significa ‘Casa del pane’, Dio sta in una mangiatoia, come a ricordarci che per vivere abbiamo bisogno di Lui come del pane da mangiare. Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, instancabile, concreto. Quante volte invece, affamati di divertimento, successo e mondanità, alimentiamo la vita con cibi che non sfamano e lasciano il vuoto dentro! E vero: insaziabili di avere, ci buttiamo in tante mangiatoie di vanità, scordando la mangiatoia di Betlemme. Quella mangiatoia, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri. Gesù ci dà l’esempio: Lui, il Verbo di Dio, è infante; non parla, ma offre la vita”. Quindi l’affondo a chi predica solidarietà ma poi non la mette in pratica: ” Noi parliamo molto, ma siamo spesso analfabeti di bontà”
Quest’anno le emittenti collegate per la Messa sono 120, mentre per l’Urbi et Orbi di domani alle 12 sono previsti almeno 150 enti collegati a cui si aggiunge il pubblico dei fedeli che seguirà le celebrazioni attraverso Internet.
Oltre all’offerta plurilinguistica dei commenti, si aggiunge, come già avvenuto durante le celebrazioni del Triduo Pasquale, un servizio di traduzione in Lingua dei Segni per le persone con disabilità uditive e comunicative.
“Il Natale è la festa dell’amore di Dio per noi: l’amore divino che ispira, dirige e corregge il cambiamento e sconfigge la paura umana di lasciare il ‘sicuro’ per rilanciarci nel ‘mistero'” ha scritto Papa Francesco in un tweet
Il Natale è la festa dell’amore di Dio per noi: l’amore divino che ispira, dirige e corregge il cambiamento e sconfigge la paura umana di lasciare il “sicuro” per rilanciarci nel “mistero”.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) December 24, 2020
Il messaggio del Papa: Sud Sudan, ancora troppo pochi i progressi verso la pace.
Nel pomeriggio, Papa Francesco – in un messaggio congiunto inviato ai leader del Sud del Sudan insieme al primate anglicano Justin Welby e al moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia Martin Fair – ha confermano l’intenzione di visitare il Paese non appena possibile: “Siamo stati contenti di vedere i piccoli progressi che avete fatto, ma sappiamo che non basta perché il vostro popolo senta pienamente gli effetti della pace”, si legge nel messaggio. “Rimaniamo consapevoli nella preghiera – continuano il Papa, Welby e Fair – degli impegni presi nell’aprile 2019 in Vaticano: portare il vostro Paese ad implementare in modo armonioso l’accordo di pace, e il nostro impegno di visitare il Sud Sudan a tempo debito quando le cose torneranno alla normalità”. Quando verremo in visita, desideremo essere testimoni di una nazione cambiata, governata da leader che, “si tengono per mano, uniti… come semplici cittadini’ per ‘diventare Padri (e Madri) della Nazione'”, aggiungono. “Questo Natale – concludono Francesco, Welby e Fair – preghiamo perché arriviate a sperimentare una fiducia più grande fra di voi e una più grande generosità nel servizio al vostro popolo. Preghiamo che voi conosciate nei vostri cuori e nel cuore della vostra grande nazione la pace che supera ogni intelligenza”. Il messaggio natalizio – nota Vatrican News – conferma la vicinanza e il sostegno del Successore di Pietro, del primate anglicano e del moderatore della Chiesa di Scozia al difficile processo di pace nel Paese diventato indipendente dal Sudan il 9 luglio 2011, piombato poi in un sanguinoso conflitto etnico tra le forze governative del presidente Kiir, di etnia dinka, e quelle dell’ex vicepresidente Machar, di etnia nuer, che ha tentato un colpo di Stato.
Papa, Libano: “La comunità internazionale assicuri stabilità”. presto un viaggio nel Paese
Papa Francesco ha chiesto concordia per il Libano e promette un viaggio non appena ci saranno le condizioni, si appella alla comunità internazionale perché venga garantita la stabilità, si rivolge alle autorità del paese mediorientale chiedendo una politica scevra dagli interessi personali. In un messaggio inviato “ai cari libanesi” in occasione del Natale, il Pontefice assicura: “conto di visitare il Libano appena possibile”. Poi, si rivolge “ancora una volta alla Comunità internazionale” e chiede: “Aiutiamo il Libano a rimanere fuori dai conflitti e dalle tensioni regionali. Aiutiamolo a uscire dalla grave crisi e a riprendersi” “Mi appello ai capi politici e ai leader religiosi”, prosegue il messaggi, “prendendo in prestito un passaggio di una lettera pastorale del patriarca Elias Hoyek: ‘Voi capi del Paese, voi giudici della terra, voi deputati delle persone che vivete per conto del popolo, siete obbligati, nella vostra capacità ufficiale e secondo le vostre responsabilità, a cercare l’interesse pubblico. Il vostro tempo non è dedicato ai vostri migliori interessi e il vostro lavoro non è per voi, ma per lo Stato e per la nazione che rappresentate'”. Lo stesso popolo libanese, in tutte le sue comunità, sia capace di tornare alle antiche armonie. “Come il cedro attingete alla profondità delle vostre radici del vivere insieme per ritornare ad essere un popolo solidale”, suggerisce il Pontefice, “come il cedro, resistente ad ogni tempesta, possiate cogliere le contingenze del momento presente per riscoprire la vostra identità, quella di portare a tutto il mondo il profumo del rispetto, della convivenza e del pluralismo, quella di un popolo che non abbandona le proprie case e la propria eredità l’identità di un popolo che non fa cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero”.