Donato Bilancia, serial killer condannato a 13 ergastoli per diciassette omicidi e 16 anni per un tentato omicidio, è morto per Covid al carcere Due Palazzi di Padova. I delitti attribuiti a Bilancia sono avvenuti tra il 1997 e il 1998 tra la Liguria e il Piemonte. Bilancia scontò i primi anni di prigione al carcere di Marassi a Genova, per poi essere trasferito a Padova negli ultimi anni. Era soprannominato “il mostro dei treni” o “il serial killer delle prostitute”. Tra i delitti più efferati quello commesso il 12 aprile ’98, sull’Intercity La Spezia-Venezia, quando scassinò la porta del bagno del vagone e sparò a Elisabetta Zoppetti, uccidendola. Venne arrestato nel 1998, a tradirlo fu una Mercdes nera, l’auto usata per alcuni suoi spostamenti.
Le manette scattarono ai suoi polsi l’11 del 6 maggio ’98, il gip gli contestava l’omicidio di Evelyn Tessy Adodo, la prostituta nigeriana uccisa a Cogoleto il 29 marzo ’98 con un colpo di pistola calibro 38 alla testa. Due mozziconi di sigaretta avevano tradito il killer, che aveva lasciato le tracce del proprio Dna sul luogo del delitto. A incastrare “Walter” (così Bilancia si faceva chiamare agli amici del bar) ci fu anche la testimonianza di Pino Monello, proprietario della Mercedes usata dal killer. Chiuse il cerchio l’identikit tracciato grazie al transessuale Lorena riuscito a sfuggire al killer. Qualche giorno dopo l’arresto, arrivò la confessione-fiume di Bilancia al pm Enrico Zucca. Su tutti gli omicidi, anche di quelli delle donne sui treni che tanto allarme sociale avevano creato costringendo le Ferrovie a “blindare” i convogli. Oscuro il movente all’origine dei delitti. Era nato a Potenza nel 1951.