Si sono ritrovati in 250 in piazza Castello, sotto il palazzo della Regione, in rappresentanza dei tremila maestri di sci e novanta sci club per chiedere sostegni a un settore messo in ginocchio dall’emergenza pandemia. Perdere le vacanze del Natale per chi insegna a scendere sulla neve vuol dire addio al cinquanta per cento del fatturato della stagione. “E già avevamo perso una parte del fatturato la scorsa stagione, con la chiusura anticipata a inizio marzo sempre per l’emergenza Covid” hanno spiegato i promotori della manifestazione che si aspettano di essere poi ricevuti dal presidente Cirio. E i ristori per ora non sono arrivati. O solo in minima parte.
“Dopo vari tentativi e appelli per riportare tutti alla ragione – scrive l’Amsao, Associazione Maestri di Sci Alpi Occidentali, che ha promosso la manifestazione – è il momento di scendere in piazza. Già perché a cadere, privata della possibilità di lavorare, è l’intera filiera dell’indotto dell’industria della neve, ormai in ginocchio”.
Alla protesta #neveinpiazzacastello aderiscono anche il Collegio Regionale Maestri di Sci del Piemonte, l’Amsi Associazione Maestri Sci Italiani, che ne rappresenta 14 mila, l’Arpiet, l’associazione dei gestori degli impianti, Federalberghi Torino, l’Associazione Direttori Albergo Piemonte e Valle d’Aosta, Ascom, Fisi Aoc.
“Quella di tenere chiusi gli impianti da Natale all’Epifania – spiega Gianni Poncet, presidente di Amsao e sindaco – è una decisione gravissima, che peserà più del 40 % del fatturato diretto dopo che siamo già stati costretti a chiudere con due mesi di anticipo lo scorso marzo e aprile. Chiediamo concreti ristori, maggior attenzione, ed un aiuto dallo Stato e dalla Regione perché i danni sull’oggi avranno pesanti ripercussioni che si rifletteranno anche nei prossimi anni”.
Il presidente della Regione, Alberto Cirio, è sceso tra i manifestanti: “Queste persone chiedono solo di poter lavorare. Lo sci non è solo sport e divertimento, ma è un mestiere, con dietro famiglie, attività turistiche e alberghiere. Chiediamo ristori al governo, ma intanto facciamo la nostra parte- annuncia il governatore – e diamo 2mila euro per ogni maestro di sci, come bonus per i mancati incassi dei 15 giorni delle vacanze di Natale che per un maestro di sci possono voler dire anche metà del fatturato”.
Cirio ha parlato di “massimo impegno per avere piste operative da gennaio perché la neve è il primo prodotto turistico del Piemonte” e rinnovato la richiesta al governo “di tenere la barra dritta per quanto riguarda i controlli e sicurezza. Io in Piemonte, nonostante sia diventato zona gialla, ho confermato alcune ordinanze per avere maggiori garanzie di sicurezza sanitaria (ad esempio sulla didattica a distanza anche per le seconde e terze medie, ndr) perché vogliamo riaprire – ribadisce Cirio – ma riaprire per sempre”.
Dopo la manifestazione, i maestri di sci sono stati ricevuti dall’assessore allo Sport Fabrizio Ricca, che annuncia aiuti economici: “Il comparto invernale, con i suoi sport e il suo turismo, sono uno snodo strategico indispensabile per il Piemonte. La Regione intende destinare complessivamente agli operatori della montagna 20milioni”. Per quanto riguarda i maestri di sci, l’idea, per gli istruttori, è di dividere la platea di beneficiari in tre fasce: nuovi maestri, saltuari e fissi, cioè coloro per cui l’insegnamento è primaria e unica fonte di sostentamento. Nell’ultimo caso si arriverà a ricevere la somma designata di 2mila euro.