C’è chi fa fatica a prendere una sola laurea, chi ne conquista due in età diverse della propria vita e chi vorrebbe frequentare contemporaneamente almeno due diverse Facoltà. Ma in Italia c’è un divieto, che resiste dal 1933, che oggi, dopo 87 anni, è a un passo dal cadere.
La commissione Cultura della Camera ha adottato il testo base della legge che abolisce un’interdizione di epoca fascista e che consentirà l’iscrizione allo stesso tempo a due corsi di studi universitari, forse già dal prossimo anno accademico.
Una svolta storica. Ora il testo proseguirà il suo iter a partire da gennaio, con gli emendamenti in Commissione, il voto in Aula e la seconda lettura al Senato.
Intanto è stato fissato un importante punto di partenza che potrebbe velocizzare l’approvazione finale: “Abbiamo lavorato per mesi senza clamore, e siamo arrivati a un testo approvato all’unanimità da tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione (tanto che il primo promotore era Rossano Sasso delle Lega, ndr), anche grazie alla sponda preziosa che ci ha offerto il ministro Gaetano Manfredi. Ho fiducia che se continueremo con questo spirito di collaborazione e determinazione, la legge sarà approvata in tempo utile per consentire la doppia iscrizione già dal prossimo anno accademico” annuncia il deputato del Gruppo Misto Alessandro Fusacchia, membro della commissione Cultura e relatore del provvedimento.

Ma cosa dice la legge? Anzitutto che ogni studente “può iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea o di laurea magistrale o di master, anche presso più università, scuole e istituti superiori a ordinamento speciale, italiani ed esteri”. Via libera pure all’iscrizione in parallelo a un corso di laurea o di master e a un dottorato. Un’apertura pressoché totale che include così pure gli atenei telematici, spesso accusati di rilasciare lauree facili.
Per evitare di trasformare le università in “diplomifici”, visto che in Italia la laurea ha anche un valore legale che ha un peso, ad esempio, nei concorsi pubblici, sono stati introdotti alcuni correttivi. Il testo stabilisce il limite in un massimo di due lauree. Resta inoltre il divieto a iscriversi alla stessa Facoltà ma in due atenei diversi, così come di segnarsi a due dottorati contemporaneamente.
Ancora aperto il nodo sui corsi a numero chiuso, come Medicina o Architettura, che prevedono la frequenza obbligatoria, tirocini, laboratori: la decisione è rimandata al ministero dell’Università e della Ricerca.
Per evitare che però la doppia chance rappresenti un’opzione reale solo per i più ricchi, nel secondo articolo dedicato al diritto allo studio si legge che, in caso di esenzione dal pagamento delle tasse universitarie per ragioni di merito o di reddito, questa si applichi a entrambe le iscrizioni. Diverso invece il caso di borse di studio e posti alloggio: il beneficio scatta per una sola iscrizione, a scelta dello studente.
Infine, dopo tre anni accademici dall’entrata in vigore della legge il ministro sarà tenuto a presentare al Parlamento una relazione sul numero di studenti realmente iscritti a due corsi di laurea, sugli eventuali abbandoni, i fuori corso, la capacità di trovare lavoro o di proseguire studi eccellenti per i ragazzi che conquistano due diplomi.
“La vecchia norma era completamente anacronistica – commenta Fusacchia – e penalizzava molte studentesse e studenti universitari anche nel confronto con altri Paesi europei. Consentendo la doppia iscrizione contemporanea, aiutiamo la sinergia e la contaminazione tra ambiti e discipline diverse, da cui deriveranno sempre più lavori del futuro. Io, ad esempio, sogno un archeologo che sappia manovrare i droni”.

Entusiasta del primo step della nuova legge anche Giulio Deangeli, studente da record dell’Università di Pisa e della Scuola superiore Sant’Anna, che in 4 mesi ha preso 4 lauree con un escamotage: “Proprio per via del Regio decreto non potevo iscrivermi a più di un corso contemporaneamente e così ho scelto Medicina. Intanto di notte ho studiato per le altre tre lauree – Ingegneria biomedica, Biotecnologie e Biotecnologie molecolari – dando gli esami extracurriculari. Appena ho finito Medicina, mi hanno riconosciuto gli esami superati negli altri corsi e ho sostenuto una dopo l’altra le prove di laurea: così sono riuscito a conquistare i quattro diplomi”. “Non l’ho mai fatto per entrare nel Guinness dei primati – spiega il 25enne, che in primavera volerà a Cambridge per un dottorato in neuroscienze cliniche – ma perché credo fermamente nella multidisciplinarietà. Sono felicissimo dell’abolizione della legge del 1933: la conoscenza non può procedere per compartimenti stagni, c’è bisogno di più competenze e della contaminazione tra queste. La lotta al Covid – in cui si sono sommati, ad esempio, elementi di statistica, fisica, matematica, biologia, medicina – ce lo ha dimostrato”.