TERAMO – La motivazione sulla quale si fonda la sentenza di merito con cui il Tar del Lazio ha annullato il Dpcm che obbligava i centri estetici a chiudere in zona rossa può rappresentare un precedente valido per agevolare il cammino verso le riaperture anche dei ristoranti.
Ne è convinto Enzo Di Salvatore, docente di diritto costituzionale all’Università di Teramo che sta affiancando l’associazione di produttori e ristoratori Aria Food, che ha deciso di presentare due ricorsi: uno al Tar del Lazio, mirato proprio alla verifica della legittimità costituzionale del Dpcm e delle misure contenute e l’altro al tribunale civile dell’Aquila per ottenere risarcimenti adeguati.
In zona rossa anche i centri estetici erano obbligati alla chiusura. La sentenza del Tar ha ribaltato tutto, evidenziando “la discriminazione fra le attività dei parrucchieri/barbieri – (che invece possono rimanere aperti, ndc) – e dei centri estetici non risulta supportata da una base istruttoria o da evidenze scientifiche”.
È proprio questo il punto che secondo Di Salvatore costituisce un fondamento da estendere alla categoria dei ristoratori. “Quella decisione poggia sulla disparità di trattamento che in zona rossa ci sarebbe tra gli esercizi dei parrucchieri e degli estetisti – spiega a Vq il professore – con rischi e misure che sono gli stessi. Anche nella categoria della somministrazione pensiamo alle mense che possono restare aperte. Perché allora non consentire la regolare apertura anche ai ristoranti che possano esercitare con le stesse cautele? Anche questo aspetto verrà fatto valere”.
Il ricorso è ormai pronto e in settimana verrà depositato da una trentina di ristoratori, “ma a latere – annuncia Di Salvatore – ne verrà preparato un secondo con altri ristoratori”.
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