Diventano un caso politico e approdano in consiglio le incomprensioni tra amministrazione e don Matteo
FARA SAN MARTINO. Le dimissioni di un consigliere comunale di maggioranza portano a galla i dissidi tra Comune e parroco. Diventano un caso politico i rapporti “tesi” tra l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Carlo De Vitis e la giovane guida della parrocchia di San Remigio vescovo, don Matteo Gattafoni. La vicenda è approdata nel consiglio comunale del fine settimana scorso con le dimissioni del consigliere Daniele Carrozza, in rotta con la sua maggioranza per la lettera che il primo cittadino ha inviato al vescovo della diocesi Chieti-Vasto, Bruno Forte, per ragguagliarlo su alcuni episodi e comportamenti del parroco e chiedere un suo intervento riconciliatore.
«Non mi riconosco nella lettera», scrive il consigliere dimissionario, «sarebbe stato più onesto da parte del primo cittadino domandarsi se era espressione della comunità oppure no. Sono stato all’ombra ad osservare il susseguirsi degli eventi sperando in una riconciliazione, ma si è arrivati, a mio avviso, ad un punto di non ritorno».
Le dimissioni, protocollate il 10 febbraio, hanno colto di sorpresa i colleghi della maggioranza, rimasta ora con un consigliere in meno. «Che il consigliere Carozza non si riconosca nella nostra azione amministrativa lo scopriamo solo oggi», commenta in aula il sindaco De Vitis, come emerge dagli atti diventati pubblici, «afferma di aver sperato in una riconciliazione a cui non si è arrivati, ma non ci risulta alcun tentativo del consigliere dimissionario che tendesse a ricomporre la questione, a smussare gli elementi di oggettiva incomprensione».
Originario di Scerni, 28 anni, don Matteo è arrivato a Fara, suo primo incarico parrocchiale, nell’agosto 2018. In due anni tante iniziative e inviti alla preghiera, anche attraverso i social. Ma a cosa è dovuta l’incomprensione con l’amministrazione comunale? È il sindaco De Vitis, in aula, a riportare alcuni fatti: «Il coro cacciato dalla chiesa; la lettera contro la vicesindaco per la festa della donna 2019; gli scontri con i dipendenti comunali sullo svolgimento di manifestazioni e sulla rendicontazione delle feste patronali; lo scontro per l’organizzazione del Carnevale 2020 in paese e non a Scerni come era volontà del parroco; l’arrivo della Befana in piazza il 5 gennaio, giorno di zona rossa, con tanto di fuochi pirotecnici; l’allaccio non autorizzato delle luci del campanile alla pubblica illuminazione. Mi meraviglia», conclude De Vitis, «che un consigliere si dimetta perché non condivide il testo di una lettera inviata al vescovo che si conclude con un invito al dialogo per costruire un rapporto sereno».
Dai banchi della minoranza il consigliere Antonio Tavani ritiene che «il parroco non sia oggetto di consiglio comunale», mentre il collega Giovanni Aruffo ribadisce che «il gruppo L’Aquilone non ha nulla a che spartire con don Matteo». «È Carozza che lo ha esposto pubblicamente», rimarca l’assessore Amedeo Aloi, «confermando che a Fara San Martino il parroco è ormai una discriminante politica».
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