Oggi vertice in prefettura con Asl e forze dell’ordine sulle misure da adottare anche per il week end Il sindaco: serve un protocollo comune, basato su dati scientifici più forti, prima di prendere decisioni
PESCARA. Mancano pochi giorni alla conclusione del periodo di efficacia dell’ordinanza con cui il presidente Marco Marsilio ha disposto la zona rossa per la provincia di Pescara (e per quella di Chieti). Dal primo marzo, dovranno essere presi nuovi provvedimenti sulla estensione o sull’allentamento delle restrizioni. Ma al vaglio c’è anche la questione delle scuole.
A Pescara il sindaco Carlo Masci aveva disposto dal 6 febbraio, con una proroga arrivata il 16, la sospensione dell’attività didattica fino al 28 febbraio, di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Con la scadenza alle porte, occorre rivalutare la questione per capire se il periodo di sola didattica a distanza è servito per allentare la corsa del virus.
Come accaduto per i provvedimenti passati, a segnare il passo sarà la Asl che dovrà fornire un parere basato sui dati scientifici. Fino a oggi i numeri riportano una circolazione del virus nell’area metropolitana ancora troppo diffusa, con la sola Pescara città che registra una media dei contagi giornalieri, di 57,5. Dalle analisi fatte dalla Asl fino a domenica scorsa non è emersa una riduzione della circolazione del virus, né un allentamento della pressione ospedaliera. Uno scenario che non lascia presagire nulla di buono e che se dovesse essere confermato nelle rilevazioni di questi giorni, potrebbe portare a una proroga delle misure restrittive.
Solo in caso di un trend in diminuzione e dati più tranquillizzanti, il quadro potrebbe cambiare. Ferme restando le decisioni che verranno prese dalla cabina di regia nazionale. Oggi pomeriggio, alle 16, il primo cittadino tornerà a riunirsi in Prefettura, con forze dell’ordine e rappresentanti della Asl proprio per discutere degli imminenti provvedimenti sulle scuole, oltre che delle azioni in vista del prossimo weekend. E intanto sabato e domenica ripartiranno le operazioni di screening di massa.
Sindaco, il 28 febbraio si avvicina e i dati ci dicono che Pescara città, con 1.380 casi, supera di gran lunga Teramo e L’Aquila messe insieme. Qual è la situazione?
«Purtroppo, dobbiamo registrare dei momenti in cui ci sono situazioni più pesanti in una zona o nell’altra. C’era da tempo la sensazione che il virus potesse estendersi nella fascia costiera della provincia di Pescara. È successo. Siamo intervenuti con la chiusura delle scuole il 6 febbraio, quando non c’erano i numeri della variante inglese che poi sono emersi. Chiudere le scuole non è stata una decisione semplice, presa a cuor leggero, ma andava fatta nel momento in cui abbiamo avuto i dati che evidenziavano che la variante inglese colpiva la fascia di età più giovane».
Che cosa succederà dal 28?
«Domani», oggi per chi legge, «ho un incontro dal prefetto per verificare se ci siano le condizioni per riaprire le scuole oppure no. La sensazione che abbiamo è che questo virus sia molto presente e che non sia ancora arrivata la fase della recessione. Ma è una percezione da sindaco e non da tecnico. Prima di prendere ulteriori decisioni, devo aspettare una risultanza scientifica. Va anche tenuto conto che il ministero prevede che nella zona rossa le scuole siano chiuse solo dalla seconda media in su. E questa situazione ci porta a fare un’ulteriore riflessione sulla necessità di riadattare i protocolli».
In che senso?
«Se ci sono varianti che vanno a toccare altre dinamiche, bisogna anticiparle o quanto meno intervenire immediatamente per cercare di contenere il virus. Ho scritto alla Regione e al Comitato tecnico scientifico, per chiedere un protocollo comune, adatto a situazioni di questo tipo, basato su dati scientifici più forti. La chiusura o l’apertura delle scuole credo non debba essere rimessa solo ai sindaci. Lo facciamo, assumendoci una grande responsabilità, perché stiamo sul territorio e tocchiamo con mano quello che succede. Per fortuna, possiamo contare sul dottor Parruti che è una eminenza e che ci permette di decidere con un animo più tranquillo, ma credo che questi provvedimenti debbano essere presi con un supporto più ampio e che i sindaci debbano avere la possibilità di seguire un protocollo, deciso da Regione e ministero».