La didattica a distanza si porta dietro un pesante bagaglio di negatività con ricadute su giovani e adulti, sia a livello psicologico sia fisico. Ma qualcosa di buono lo ha generato. In alcuni casi è stata la spinta per ridurre, e talvolta azzerare, il digital divide. Grazie alla collaborazione tra operatori e amministrazioni, diverse case e scuole italiane sono state cablate in una manciata di giorni. Così studenti che avevano difficoltà a seguire le lezioni da casa per la lentezza e instabilità della connessione, sono riusciti a rendere meno frustranti e più fluidi lo studio e l’interazione con insegnanti e compagni.
Cablate 12 scuole in 5 giorni
Tra gli esempi più virtuosi in tal senso c’è il Comune di Lecce, in cui dal 2018 a oggi sono state raggiunte dalla fibra ottica 50 mila unità immobiliari, di cui 54 scuole. “Di queste, a novembre 2020, 12 sono state collegate alla rete in fibra ottica in soli 5 giorni”, spiega Cosimo Bianco, responsabile del progetto Open Fiber su Lecce. Open Fiber è l’azienda che in Italia si occupa di creare l’infrastruttura di rete in fibra ottica e che ha già cablato oltre 10 mila e 500 istituti scolastici. “Per riuscirci abbiamo operato in sinergia col Comune che si è dimostrato molto lungimirante. Al tempo stesso abbiamo messo al lavoro 3-4 squadre in simultanea, così da poter portare la banda larga a 2-3 scuole al giorno”.
Un lavoro di squadra
Queste scuole, che oggi navigano a una velocità di 1 Gb/sec, un domani, adeguando gli apparati, potranno arrivare a 10. In un futuro anche a 100. Tutto dipenderà, ancora una volta, dall’amministrazione, perché la tecnologia esiste ed è disponibile. “I presupposti ci sono”, spiega Marco Nuzzaci, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Lecce. “Mi sono attivato personalmente scuola per scuola con i tecnici del Comune, quelli di Open Fiber e dirigenti degli istituti scolastici per garantire un lavoro rapido in tutti e 12 gli istituti permettendo ai ragazzi di avere una connessione rapida, sicura e senza interruzioni. Abbiamo quasi azzerato la burocrazia per velocizzare l’arrivo della banda ultralarga, diventata ormai un servizio essenziale per garantire il diritto allo studio. Paradossalmente, abbiamo avuto più problemi a sistemare parti degli edifici per far passare i cavi e consentire la piena realizzazione delle opere che a posare la fibra in sé”.
Uno sforzo che paga
La tecnologia c’è ma senza collaborazione di tutti, dai presidi al sindaco agli operatori stessi, tutto resta a livello potenziale, limitando anche le potenzialità della tecnologia stessa. Con ricadute negative sulla didattica, a distanza o meno, e ovviamente sugli studenti. “Anche prima della didattica a distanza i nostri ragazzi erano abituati a lavorare online anche in modo cooperativo”, spiega Patrizia Schirosi, docente di inglese all’Istituto comprensi Alighieri Kennedy di Torino. “Tuttavia le attività erano legate a progetti, laboratori sia in presenza che da casa con un uso molto fluido tra attività a distanza e in presenza. La chiusura delle scuole senza possibilità di frequenza ha trasformato il modo di fare scuola e le attività progetto, anche piuttosto consolidate in diverse classi, sono diventate la quotidianità per tutti gli allievi”. I ragazzi e le ragazze che frequentano questa scuola sono stati fortunati perché già dagli anni ’90 si è dotata di tre aule computer, sperimentando la tecnologia per la didattica fin da quei tempi. Poi cinque anni fa sono cominciati i lavori per la connessione tramite fibra ottica nella sede principale dell’Istituto. “Da quel momento tutto è cambiato: la connessione veloce ci ha permesso di attivare attività didattiche in molte classi simultaneamente senza avere problemi di disconnessione o di lentezze e tempi morti in cui i computer cercavano di caricare siti, immagini, o programmi”, continua la professoressa. “Fermo restando che la socialità e l’interazione in presenza sono insostituibili e parte integrante della formazione dei ragazzi, la dad ha offerto ai docenti che ne avevano bisogno nuove attività formative. Io ho pensato di rendere attive le lezioni in modo che gli allievi si sentissero protagonisti e mantenessero l’interesse verso lascuola, ma soprattutto verso la loro crescita personale. E’ stato molto impegnativo e faticoso: le ore di fronte allo schermo, non solo per le lezioni, ma anche per preparare attività diverse che fossero risorsa e novità, sono state moltissime ogni giorno, fine settimana inclusi. Molti docenti, ed io con loro, accusano un calo della vista e le ore davanti allo schermo non favoriscono il riposo, per non parlare dei dolori alla cervicale per le posizioni che si assumono seduti di fronte ad un computer”.
Un salto in avanti
Senza tecnologia, in una situazione come questa, il diritto allo studio sarebbe stato fortemente danneggiato e in alcuni casi venuto meno. Restano comunque degli aspetti su cui lavorare: dispersione scolastica, scarsa motivazione, poca socializzazione, difficoltà di lavoro in gruppo. “Certo, con la fibra ottica molti problemi, come la lentezza e l’insatbilità delle videochiamate, è stato superato”, dice Luca Antinori, dell’Istituto Ireneo Aleandri di Macerata. “Iniziare la didattica a distanza non è stato facile, un anno fa, dovendosi anche scontrare con le difficoltà legate all’età avanzata di alcuni colleghi, così come con alunni talvolta spaesati e demotivati. Comunque questa emergenza ha portato prepotentemente la tecnologia nelle nostre vite, più di prima, e nel futuro la didattica a distanza sarà sicuramente uno strumento compensativo della didattica in presenza”.
Superare l’isolamento
Alcuni Comuni hanno particolarmente sofferto questo periodo di lockdown perché già si trovavano in una situazione di isolamento geografico, che la pandemia, con le sue restrizioni, ha accentuato. La tecnologia, al contrario, ha aiutato a superare, almeno in parte, le difficoltà connesse al diritto allo studio. “La dimensione digitale è una realtà indiscutibile, uno strumento importante di innovazione didattica e, in un’area isolata e disagiata, una risorsa per concretizzare un futuro di inclusione, condivisione e sostenibilità per tutta la nostra piccola comunità scolastica”, afferma Irene Frida Vizzarri, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Palena-Torricella Peligna, che si compone di 17 plessi dislocati su nove piccoli Comuni, in un’area interna della provincia di Chieti. Il Sindaco di Lettopalena (350 abitanti), Carolina De Vitis, con la sua amministrazione, ha dotato il plesso della tanto attesa fibra. “Un anno fa i docenti hanno messo in campo le competenze acquisite negli anni per garantire ai nostri studenti il diritto allo studio. Sono state fondamentali le figure dell’animatore e del team digitale, oltre alla dotazione tecnologica già a disposizione, acquistata soprattutto grazie alle risorse finanziarie del progetto Strategia nazionale aree interne”. La scuola ha concesso in comodato d’uso agli studenti tutti i notebook disponibili e, durante questo anno scolastico, 58 alunni della scuola primaria e secondaria, residenti nei Comuni dell’area interna Basso Sangro-Trigno, hanno ricevuto un tablet su iniziativa del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, sempre nell’ambito del progetto Strategia nazionale aree interne.
“La banda larga permette alla scuola di sfruttare le potenzialità della rete condivisa tra più postazioni contemporaneamente e di valorizzare pienamente, a fini didattici e in un’ottica innovativa, la dotazione tecnologica e le competenze digitali acquisite negli anni”, continua Vizzarri, che porta alcuni esempi di innovazione introdotta nella scuola, sperando che presto la fibra ottica arrivi anche nelle altre strutture scolastiche diffuse sul territorio. “Per la prima volta abbiamo rinnovato il consiglio di istituto con elezioni a distanza, svolto i colloqui periodici con i genitori in videoconferenza, realizzato online le attività di orientamento per le classi terminali e gli open day. Alla fine del primo quadrimestre la classe prima della scuola secondaria di primo grado ha condiviso in videoconferenza con i genitori e il territorio un sito da loro progettato e realizzato sulle caratteristiche socio-culturali di Palena”.