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Le Naiadi restano chiuse, sale la protesta 

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Una trentina di dipendenti si è riunita davanti ai cancelli: dalla prossima settimana presidio permanente sotto la Regione

di Adriano De Stephanis

PESCARA. La giornata di oggi è quella fissata nel calendario istituzionale per la riapertura degli impianti sportivi. O almeno per quelli che sono riusciti ad attraversare un guado lungo sette mesi.
Tra questi non ci sono Le Naiadi, tristemente chiuse in attesa che gli amministratori risolvano le questioni del passato e trovino una soluzione per il futuro. Quest’ultimo passaggio è quello che più interessa i lavoratori della struttura, tornati a riunirsi ieri mattina davanti ai cancelli sbarrati del centro sportivo. Erano una trentina, e con loro c’erano anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, Guido Cupido della Cgil Slc e Marcella Carletti della Fiscat Cisl.
Da ottobre sono in regime di Fis (Fondi integrazione salariale), dopo la chiusura dell’impianto sportivo. Da tempo vivono con un’entrata di 500 euro al mese, che tra le altre cose arriva a intermittenza. Ancora peggio va ai collaboratori sportivi, i quali hanno dovuto attendere quattro mesi per accedere al bonus contenuto nel decreto Sostegni e adesso attendono l’eventuale riconferma nel Sostegni bis.
Il rischio licenziamento è dietro l’angolo: in questi giorni è stato nominato il liquidatore dell’Ati che ha gestito l’impianto fino a metà marzo, e a inizio giugno dovrebbero arrivare le lettere che andranno a certificare la disoccupazione dei dipendenti. Un quadro sempre più incerto, che ha portato alla decisione di dar vita a una nuova mobilitazione, come accaduto due anni fa: non una manifestazione, ma un presidio permanente sotto i palazzi istituzionali della Regione, annunciato dagli stessi lavoratori per la prossima settimana.
«Appare ormai evidente l’incapacità decisionale della classe dirigente», dicono i sindacalisti Cupido e Carletti. «Rispetto a due anni fa, questa volta non abbiamo nemmeno un interlocutore con cui parlare. A metà marzo sembrava che il Comune di Pescara fosse la soluzione al problema. Poi sono venuti fuori i problemi sulla durata dell’affidamento. Ora si stanno valutando altre soluzioni, come la gestione interna della Regione o l’affidamento alla Fin. Il tutto in attesa di un project financing», spiegano ancora i due. Che però non perdono di vista l’obiettivo: «A noi non interessa chi sia il gestore o per quanti anni debba gestire. Il nostro unico interesse è quello di far tornare operativa una struttura che da domani (oggi, ndc) avrebbe potuto lavorare e soprattutto salvaguardare il quadro occupazionale di dipendenti e collaboratori».
E insistono: «Si è già perso troppo tempo. Non possiamo permettere che le beghe politiche continuino a ripercuotersi sulla pelle di chi in questo posto ci lavora. Durante questi mesi abbiamo scritto svariate lettere a chi è chiamato a decidere, senza mai ottenere risposta. L’unico che ci ha dato retta è stato il Comune di Pescara, che non essendo il gestore non può dirci molto altro, se non confermare gli impegni per la riassunzione del personale». Sotto questo punto di vista, da quanto si apprende pare che la pista più calda, a oggi, sia quella che porta alla Fin. La Federazione italiana nuoto, sezione Abruzzo, sarebbe disposta con il suo presidente Cristiano Carpente a prendere la gestione temporanea del centro natatorio, “accontentandosi” di un solo anno di contratto.
Il Comune di Pescara, anche questo molto interessato, è però fermo alla richiesta di due anni di affidamento, periodo ritenuto incompatibile dalla Regione con le esigenze legate al progetto di finanza.
Rimane in piedi anche la strada di una gestione interna dell’Ente titolare della struttura, e da ultimo pare che i lavoratori abbiano proposto la costituzione di una cooperativa per far ripartire l’impianto. Anche se questa sembra più che altro una provocazione. Quello che invece assicurano è che per rimetterlo in funzione bastano 20 giorni.
Dunque, se il nodo gestione si scioglie nel breve si fa ancora in tempo a salvare la stagione estiva attesa dai dipendenti ma anche dall’utenza: atleti e famiglie che da mesi aspettano di tornare a usufruire dell’impianto sportivo.
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