Sposetti, presidente della scuola calcio biancorossa, è il datore di lavoro di uno dei due arrestati Il rom di Bellante Ciarelli lo ha chiamato più volte al telefono il giorno del ferimento del tecnico
TERAMO. Per l’aggressione del maggio scorso al responsabile del settore giovanile del Teramo calcio, Cetteo Di Mascio, ci sono gli esecutori materiali, entrambi finiti agli arresti domiciliari per lesioni gravissime, ma non ci sono ancora il movente né l’eventuale mandante. Al momento si può dire che le carte dell’accusa, ovvero quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare applicata nello scorso settembre ai due giovani rom Alessio Guarnieri di Mosciano e Vincenzo Ciarelli di Bellante, suggeriscono come la Procura di Teramo si stia orientando su una pista legata ai rapporti di lavoro all’interno della società.
In un passaggio dell’ordinanza si citano i tabulati telefonici di Ciarelli e le ripetute chiamate, senza risposta, da lui effettuate il giorno dell’aggressione al cellulare di Massimo Sposetti, titolare di un’impresa edile a Teramo, che poi avrebbe richiamato il rom ore dopo; e si evidenzia «la sussistenza di un collegamento diretto tra uno degli autori dell’aggressione e Sposetti, persona definita vicina al presidente del Teramo Franco Iachini». Subito dopo si aggiunge: «Inoltre, dagli atti, emerge l’esistenza di un rapporto professionale oramai deteriorato tra il presidente Iachini e Di Mascio». A parte le chiamate di quel giorno, il collegamento Sposetti-Ciarelli sta nel fatto che il giovane rom di Bellante lavorava da un anno e mezzo come magazziniere per l’impresa del costruttore, come quest’ultimo ha dichiarato quando è stato sentito dagli inquirenti. Sposetti, inoltre, all’epoca era presidente della Gioventù Teramo 1913, la scuola calcio ufficiale del Teramo.
Nelle carte dell’accusa si fa poi esplicito riferimento al fatto che i due autori dell’aggressione sarebbero stati indirizzati da qualcuno che sapeva bene dove fossero gli uffici del settore giovanile, nascosti nei meandri dello stadio Bonolis, e che sapeva che quel giorno al lavoro c’erano solo Di Mascio e un suo collaboratore. Si legge: «I due aggressori, evidentemente, erano stati indirizzati e guidati per bene, non essendo facile raggiungere quell’ufficio lavorativo, in quanto nascosto nell’enorme stadio Bonolis, lungo un tragitto a conoscenza solo degli addetti ai lavori e non aperto al pubblico – peraltro ivi giungendo in un momento in cui sapevano, per il giorno e per l’ora, di trovare esclusivamente la persona offesa e il di lui collega di lavoro». Insomma: la Procura lavora su una pista “interna”. Ma al momento non si ha notizia di ulteriori elementi a sostegno di tale ipotesi.
La certezza è che Di Mascio, dopo aver subito diversi interventi chirurgici per le lesioni riportate, è tornato al suo posto di responsabile del settore giovanile biancorosso. Ha infatti altri tre anni di contratto che a quanto pare intende onorare.
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