Sono accusati di omicidio colposo un dirigente comunale, l’amministratore di Teateservizi e 2 tecnici: «Quella gradinata andava interdetta perché pericolosa». Il 1° dicembre il caso arriva davanti al giudice
CHIETI. Sono quattro, secondo la procura di Chieti, i responsabili della tragedia della scala mobile. Il pm Giancarlo Ciani li accusa di omicidio colposo per la morte di Smeraldo Cremonese, 92 anni, postino in pensione molto noto in città. L’anziano si è spento il 15 febbraio del 2020 in ospedale, dov’era stato ricoverato il giorno prima per essere scivolato e caduto mentre percorreva, in discesa, la gradinata fissa dell’impianto di proprietà del Comune che collega il terminal degli autobus di via Gran Sasso al centro storico di Chieti. La procura è arrivata alla conclusione che quelle scale di servizio, utilizzate abitualmente dagli utenti perché quelle mobili erano rotte da tempo, avrebbero dovuto essere interdette all’uso in quanto pericolose.
GLI IMPUTATI
Il pm, dunque, ha chiesto il rinvio a giudizio di Paolo Intorbida, 59 anni, residente a Porto San Giorgio (Fermo), dirigente comunale del settore lavori pubblici; Massimo Marchetti (56), residente a Chieti, amministratore unico di Teateservizi, la società a totale capitale pubblico alla quale è stata affidata la gestione dell’impianto di risalita; Lorenzo Di Giovanni (45), anche lui teatino, responsabile di esercizio delle strutture del terminal (tra cui le scale mobili, due ascensori, due servoscale e un ascensore a servizio del tunnel); e Dante Pagliari (38), residente a Introdacqua (L’Aquila), assistente tecnico. L’udienza preliminare, davanti al giudice Andrea Di Berardino, è in programma il 1° dicembre. Ad occuparsi delle indagini sono stati i poliziotti della squadra mobile di Chieti, coordinati dal vice questore aggiunto Miriam D’Anastasio e dal commissario Nicoletta Giuliante.
LE ACCUSE
I quattro imputati, secondo l’accusa, hanno causato la morte dell’anziano e il ferimento di un altro utente, Vincenzo Iachini, pescarese di 64 anni, per «negligenza, imprudenza e imperizia», in quanto «omettevano di predisporre qualsivoglia intervento sulle strutture». Più nel dettaglio: Marchetti, «responsabile della gestione e manutenzione ordinaria della scala», Intorbida, «dirigente del Comune su cui gravava l’obbligo della manutenzione ordinaria», e gli altri due imputati, nelle rispettive funzioni, «omettevano di eseguire interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla scala mobile in discesa, rotta da anni». Nonostante ciò, è sintetizzato nel capo d’imputazione, i quattro «tolleravano l’uso delle scale di servizio in discesa da parte degli utenti, scala che non veniva interdetta all’uso. Scala», insiste la procura, «peraltro, non idonea progettualmente a un uso continuo da parte del pubblico anche per la presenza di vizi costruttivi (rapporto alzata-pedata, assenza di linolelum, presenza di insidie)».
LE CONSULENZE TECNICHE
L’autopsia eseguita dal medico legale Pietro Falco ha accertato che c’è nesso causale tra la morte dell’anziano e le lesioni riportate nella caduta. Nelle carte c’è anche un’altra consulenza tecnica, quella dell’ingegnere Pier Luigi Gianforte, che ha analizzato la documentazione relativa all’impianto acquisita dagli investigatori. Nella richiesta di rinvio a giudizio sono indicate come persone offese Nicola Cremonese, il figlio della vittima, e l’uomo rimasto ferito lo stesso giorno della tragedia.
IL COLLEGIO DIFENSIVO
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Marco Femminella, Alessandro De Iuliis, Maria D’Angelo e Mariagrazia Sciubba. Le persone offese, invece, sono assistite dagli avvocati Cristian Liberato e Italo Ciccocioppo.
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