L’assessore Ruscio: «In qualità di soci dovevamo essere coinvolti nella scelta» Chiesto un faccia a faccia urgente e chiarificatore col presidente dell’Arap
AVEZZANO. Il Comune di Avezzano chiede un faccia a faccia ai vertici dell’Arap (Azienda regionale attività produttive) per fare chiarezza sulla situazione contabile e dire «no» alla messa in vendita del centro fieristico del nucleo industriale vista «come una frettolosa volontà di fare cassa a discapito della Marsica». L’amministrazione intende contestare le «decisioni unilaterali e al silenzio dell’Arap, sorda alle richieste di fornire i documenti sulla consistenza patrimoniale per valutare e definire la quota di partecipazione del Comune». Per fare chiarezza una volta per tutte, anche in relazione «alle criticità evidenziate dalla Corte dei Conti nel bilancio d’esercizio 2020, nonché i rilievi del revisore contabile sul Bilancio d’esercizio 2018» l’assessore Loreta Ruscio e i dirigenti comunali hanno chiesto un incontro urgente al presidente dell’Arap, Giuseppe Savini. «Vogliamo chiarezza assoluta sulle questioni contabili», afferma Ruscio, «ma anche sullo stato dell’arte dell’impianto irriguo fucense e sulla vendita del centro fieristico trasferito dal Consorzio del Nucleo industriale di Avezzano a seguito della fusione senza alcun coinvolgimento del Comune». «Nessuna amministrazione», sottolinea la nota di richiesta di incontro urgente, «ha approvato in consiglio comunale il progetto di fusione dei consorzi industriali per la costituzione dell’Arap generando pertanto una situazione di potenziale illegittimità». La vendita del centro fieristico, bocciata pure dal consigliere, Alessandro Pierleoni, è stata al centro di un incontro tra gli assessori Ruscio e Pierluigi Di Stefano, il consigliere Antonio Del Boccio, e i rappresentanti di Confindustria, Roberto Monfredini; Confcommercio, Giuliano Montaldi; Confesercenti, Filiberto Figliolini e Carlo Rossi, Confartigianato, Lorenzo Angeloni; Confagricoltura, Stefano Fabrizi; Cna, Fabrizio Belisari e Ance, Roberta Palermini. Seppur con sfumature diverse, amministratori e rappresentanti delle forze produttive hanno criticato la decisione, ribadendo la necessità di un tavolo permanente. (f.d.m.)
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