Il primo bilancio in ospedali e imprese regionali: più colpite le infermiere
Tremila contagiati sul lavoro e 26 vittime: è questo il prezzo che il mondo professionale abruzzese ha pagato al Covid dall’inizio della pandemia. Quasi un terzo dei casi di positività ha colpito la provincia di Chieti, ma il Pescarese da solo conta la metà dei lavoratori scomparsi per le complicazioni del virus.
Sono state le donne a denunciare maggiormente gli infortuni legati al Covid, soprattutto quelle che compongono l’esercito degli infermieri che ha combattuto in prima linea nelle strutture sanitarie. È stata poi la fascia di età tra i 50 e i 64 anni quella più aggredita dal virus, tranne che a Teramo, dove ha colpito lavoratori più giovani.
Sono, questi, alcuni degli aspetti che emergono dal primo bilancio dell’Inail, che nei giorni scorsi ha diffuso un rapporto sul Covid come malattia professionale, con dati sull’Abruzzo e sull’intero Paese riferiti al periodo da gennaio 2020 a settembre 2021. Secondo il report è stato il mese di novembre del 2020 quello con più casi, con un quarto degli infortuni legati al virus sul lavoro di tutti quelli registrati finora. Nel marzo precedente, durante il lockdown che ha rallentato la diffusione del virus, i casi di positività di origine professionale sono stati l’11.3% del totale. Nella fase attuale, in linea con tutti gli altri indicatori della pandemia, anche su questo fronte i numeri mostrano un calo drastico di casi e morti. «L’analisi nella regione Abruzzo evidenzia che la maggior parte dei contagi sono riconducibili all’anno 2020 (76,7% del totale), mentre il fenomeno risulta più contenuto nei primi nove mesi del 2021», si legge nel rapporto dell’Inail, «mentre Il 54,7% dei contagi professionali si concentra nel trimestre ottobre-dicembre 2020. Il 2021 è caratterizzato da un andamento decrescente». Continua il rapporto: «Incidenze al minimo nei mesi estivi, con 49 le denunce regionali nel quadrimestre giugno-settembre 2021. Dal 31 agosto 2021 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 22 casi (+0,7%, sotto alla media nazionale) e riguardano tutte le province, ma più intensamente in termini relativi Teramo e L’Aquila. Gli eventi mortali non si sono incrementati rispetto alla rilevazione del 31 agosto».
I DATI PROVINCIALI
Le province di Chieti e di Pescara sono le più colpite dagli infortuni sul lavoro legati al Covid. Il Chietino conta infatti il maggior numero di casi di positività di origine professionale, ben 888, cioè poco meno del 30% del totale abruzzese, con 6 morti. Il Pescarese, invece, seppure al secondo posto per numero di contagiati (779), conta il maggior numero di vittime (13). All’Aquila, meno lavoratori morti di tutti (3) e 700 casi. Nel Teramano 613 contagiati e 4 vittime.
PER SESSO ED ETÀ
Le donne che hanno denunciato un infortunio sul lavoro legato al Covid sono esattamente i due terzi del totale: 1.985, mentre gli uomini 995. La fascia di età più colpita è stata quella tra i 50 e i 64 anni, con 1.242 casi, corrispondente al 41,7% del totale. Subito dopo viene la fascia tra i 35 e i 49 anni, con 1.120 casi e il 37,6%. La provincia di Teramo fa eccezione: qui i casi della fascia 35-49 sono stati 235, mentre quelli della fascia 50-64 sono stati 229.
TRA LE PROFESSIONI
Le professioni più colpite, come era logico aspettarsi, sono quelle del settore sanitario e assistenziale con il 71,4% di casi sul totale e provengono da ospedali, case di cura e di riposo. All’interno della categoria i numeri più grandi li ha prodotti la categoria dei tecnici della salute composto prevalentemente da infermieri, subito dopo il personale qualificato nei servizi composto dagli operatori socio-sanitari e, al terzo posto, i medici.
Con il 10,2%, invece, il settore del noleggio e dei servizi alle imprese, di cui la maggior parte proviene dall’attività di “Ricerca, selezione, fornitura di personale” con lavoratori interinali “prestati” a svariate attività e professionalità (principalmente di natura sanitaria e sociale) e dall’attività di “Servizi per edifici e paesaggio”, prevalentemente attività di pulizia e disinfestazione. Poi con il 3,1% il settore dei “Trasporti e magazzinaggio”, con più contagiati tra le categorie di lavoratori dei trasporti terrestri e postali e di attività di corriere. Il 2,4% dei casi ha coinvolto i servizi alla persona e le organizzazioni associative. Al 2,4% anche il comparto manifatturiero, in particolare quello alimentare e dei metalli. Il settore “Attività professionali, scientifiche e tecniche registra il 2,1%, di cui i due terzi riguardano le attività di intermediazione aziendale. «I decessi riguardano prevalentemente il personale sanitario e amministrativo (impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali)», come si legge nel rapporto.
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