Non solo l’Abruzzo con la proposta di legge regionale di Fratelli d’Italia sul “cimitero dei bambini mai nati”, anche senza il sì della mamma. O il giardino dei feti del cimitero Flaminio di Roma, arrivato in tribunale grazie a Libera di abortire e Radicali: centinaia di croci bianche e altrettanti nomi di chi ha abortito sopra le piccole sepolture, a cui nessuno ha dato il consenso.
Ora in Senato spunta una proposta di legge di Fratelli d’Italia firmata da Luca De Carlo, depositata il 17 novembre scorso, che chiede di modificare l’articolo 7 del regolamento di polizia mortuaria, dove la sepoltura del feto, prevista dalla norma, è discrezionale, legata alla richiesta dei genitori.
Il testo di Fratelli d’Italia, invece, mira a introdurre “disposizioni che, con specifico riferimento ai bambini non nati di età inferiore a 28 settimane, prevedono il riconoscimento del diritto alla sepoltura, non solo in presenza della formale richiesta dei genitori, ma anche laddove questa risulti mancante”.
Nella proposta di legge viene aggiunto in blocco un comma che recita così: “In caso di aborto verificatosi presso una struttura sanitaria, anche quando l’età presunta del concepito è inferiore a 28 settimane e pari o superiore a novanta giorni, qualora il genitore, i genitori o i parenti fino al secondo grado non provvedano o non lo richiedano entro quindici giorni, l’inumazione, la tumulazione o la cremazione è disposta, a spese della Asl competente per territorio, in un’area cimiteriale dedicata o nel campo di sepoltura dei bambini del territorio comunale in cui è ubicata la struttura sanitaria. A tali fini i feti sono riposti in una cassetta, secondo la data in cui è avvenuta la procedura di revisione strumentale o farmacologica della cavità uterina. Tale data è indicata sulla cassetta”.
Una proposta di legge analoga a quella regionale che il partito di Giorgia Meloni ha già presentato in Abruzzo, guidata dal governatore di Fdi, Marco Marsilio, e ora ferma in Commissione Sanità con l’opposizione di Pd, Cinque Stelle e forze della sinistra. “L’Abruzzo non è il Texas – ha spiegato ad esempio Sara Marcozzi, capogruppo grillina in Regione – La Commissione Pari Opportunità ha ritenuto il testo illegittimo in ogni sua parte e ha ribadito il principio sacrosanto che le decisioni devono rimanere in capo alla madre e non certo alla Asl”.
De Carlo, che ci aveva già provato alla Camera e ora ha incassato il sostegno del senatore anti abortista, anti femminista, anti ddl Zan Simone Pillon, spera che la sua legge abbia accoglienza in Senato: “Il feto non è un rifiuto – dice – è qualcosa di vivo anche sotto le 28 settimane, per questo nella proposta di legge che ho firmato, con i colleghi Isabella Rauti e Lucio Malan, ho chiesto che nelle cassette che serviranno per seppellire” i feti “sia indicata la data del giorno dell’interruzione della gravidanza”.
“Una visione liberticida, oscurantista, paternalista” per Giulia Crivellini, avvocata e tesoriera di Radicali Italiani. “Non solo oggi l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza è, nonostante una legge, un percorso ad ostacoli; c’è poi, ad interruzione avvenuta, chi si permette di scegliere in luogo della donna con le croci e i nomi oppure procedendo al seppellimento dei feti contro la volontà. Quello che pensavamo essere prassi illegittime ora addirittura diventano proposte. L’ennesimo attacco alla legge 194”.
E così anche per Maurizio Acerbo e Viola Arcuri di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea: “La proposta di legge è un horror, volta a colpevolizzare e offendere le donne. Un modo per veicolare il messaggio che l’aborto è un assassinio e di conseguenza che le donne che vi ricorrono sono delle assassine. Il togliere poi alla donna la decisione ultima riguardante la sepoltura dà l’idea che l’obiettivo è porsi su un piano di condanna della scelta di interrompere la gravidanza”.