Il bilancio dell’ex sindaco dopo dieci anni di guida dell’amministrazione e la vittoria del centrodestra «Su quanto realizzato la storia mi darà ragione. Io nelle retrovie? Non ho offuscato il candidato Marongiu»
LANCIANO. A qualche giorno dalla scelta della squadra amministrativa da parte del sindaco Filippo Paolini, fautore del ritorno del centrodestra a Palazzo di città, dopo dieci anni di amministrazione di centrosinistra e liste civiche, il sindaco uscente Mario Pupillo traccia un bilancio della recente sconfitta alle urne ai danni del candidato del centrosinistra, Leo Marongiu, enfant prodige della politica locale che, disfatta a parte, è riuscito a traghettare il Pd al 10,8% e a conquistare il 49% dell’elettorato. Un risultato che, nel centrosinistra, viene salutato anch’esso come storico.
LA COLPA«Quando si perde si deve cercare sempre il colpevole», considera Pupillo, «cosa che io non mi sento. Il candidato deve uscire allo scoperto con le proprie forze, farsi conoscere. La mia presenza al suo fianco sarebbe stata ingombrante, la gente doveva conoscere Leo perché per tutti questi anni era rimasto in disparte. Parlare di colpevoli non ha senso: abbiamo perso per 400 voti, di cui 300 a Madonna del Carmine, Nasuti e Sant’Amato, le contrade che hanno visto nuovi asfalti, nuova illuminazione, l’ampliamento del cimitero, con un investimento di 500mila euro, atteso da vent’anni e con l’applicazione di tariffe migliorative rispetto al cimitero centrale. Cosa dovevamo fare di più? La verità, e questa non è una tragedia, è che per essere un punto di riferimento nelle contrade ci devi vivere. Evidentemente questa era la forza del centrodestra».
IL SINDACO OMBRA«I “miei” ragazzi», sottolinea il sindaco uscente riferendosi a tutta la squadra in campo in campagna elettorale, «erano perfettamente in grado di camminare da soli. Non sono uscito troppo allo scoperto per evitare di offuscare il candidato. La gente mi avrebbe tacciato di essere “il sindaco ombra” e invece Leo ha fatto una campagna straordinaria, che ha tolto al centrodestra il 10%. Non era mai successo, io stesso non ci ero riuscito».
L’EREDITÁCi sono alcune opere, tra cui il nuovo corso Trento e Trieste, la pista ciclabile di via del Mare e il nuovo Parco delle Rose nell’ex ippodromo, che in questi giorni sono oggetto di un fuoco di fila di critiche, soprattutto sul web. «Qual è il problema?», replica Pupillo, «alcune mattonelle che si scollano agli attraversamenti? Con la dirigente stavamo mettendo mano a questo unico disagio di un’opera monumentale e strategica, come lo sono il Parco e la ciclabile di via Del Mare. Ho difeso e difenderò sempre questi progetti perché sono frutto di una visione di una città ecosostenibile, moderna, attrattiva. Abbiamo disturbato evidentemente chi preferiva una strada interrotta al posto di un’isola pedonale che ci invidiano da ogni parte e chi pretende di andare in auto dentro negozi e uffici. Quanto al nuovo Parco delle Rose lo stesso Paolini, nel corso della recente cena del Mastrogiurato, ci ha ringraziati per aver dato alla città la possibilità di far tornare questa splendida manifestazione in pieno centro, con la ulteriore possibilità di programmare concerti e di far arrivare gente a Lanciano in ogni stagione dell’anno. Abbiamo avuto coraggio nello smantellare il campo di calcio e risolvere una situazione di degrado perenne. Non sono infallibile, ma abbiamo portato avanti un discorso scomodo, impopolare, perché il cambiamento non si accetta mai di buon grado. La storia mi darà ragione sul parco come su tutte le altre opere».
L’ALBERO DI NATALEE sulla scelta di tornare alla tradizione di un albero vero in piazza Plebiscito, Pupillo commenta: «Proprio nel momento in cui a Glasgow i grandi della terra decidono per lo stop alla deforestazione, a Lanciano si torna a tagliare gli alberi, non è un bel segnale direi». E a chi lo taccia di essere stato scostante con i cittadini replica: «Se sono stato eletto due volte evidentemente sono simpatico. Ero in Comune anche il sabato e la domenica e le persone continuano a fermarmi per strada. Sono fiero di quello che ho fatto e di aver cambiato in meglio il volto della città».
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