La dirigente Durante: «Dai colloqui emerge che molti hanno avuto difficoltà nel mantenere il posto di lavoro»
PESCARA. Sono artigiani, agricoltori, operai specializzati. Ma ci sono anche dirigenti, professionisti tecnici, impiegati. È variegato il profilo dei percettori del reddito di cittadinanza della provincia di Pescara.
Secondo i dati del Centro per l’impiego provinciale, tra gli utenti del capoluogo adriatico, di Montesilvano e di Spoltore, sono 9.766 i beneficiari della misura di sostegno economico. Le domande pervenute nel 2019, anche molteplici da uno stesso nucleo, ammontano a 4.352; nel 2020 sono state 4.266 e nel 2021, 1.148. Il totale dei percettori dal 2019 ad oggi è di 6.527. Di questi, 1.690 hanno sottoscritto il Patto di lavoro. «La differenza evidente tra il numero di soggetti che hanno presentato domanda e il numero di sottoscrittori del Patto di lavoro è dovuta alle diverse tipologie di esenzione», spiega Renata Durante, dirigente Cpi Pescara – Chieti. «Mi spiego meglio, in alcuni casi il percettore può astenersi dalla sottoscrizione. Ad esempio: gli invalidi con una percentuale superiore al 45 per cento; coloro che hanno nel nucleo familiare un minore di 3 anni; coloro che hanno in famiglia un invalido al 100 per cento; gli iscritti in un percorso di studi o a un corso di formazione riconosciuto e gli occupati che hanno un reddito Isee non superiore a quello consentito all’accesso alla misura». Dei 1.690 utenti, 355 hanno tra i 18 e 29 anni; 296 tra 30-39; 360, 40-49 e 679 hanno tra i 50 e i 65 anni.
Per quanto riguarda le professionalità, 90 utenti sono riconducibili alle high skill, cioè le professioni intellettuali, scientifiche, di elevata specializzazione, imprenditori, alti dirigenti e professionisti tecnici. «Da un approfondimento con i navigator, che si occupano dei colloqui, è venuto fuori che a causa del Covid, tanti di questi settori hanno avuto difficoltà nel mantenimento del posto di lavoro e quindi hanno fatto accesso al reddito di cittadinanza», specifica la dirigente. 518 utenti hanno medium skill, cioè impiegati, professioni commerciali e dei servizi. Poi vi sono 363 persone low skill, ossia artigiani, operai specializzati e agricoltori, conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli. Infine, 719 sono gli utenti che sono al di fuori del mercato del lavoro da oltre 5 anni. La norma prevede che i beneficiari possano percepire il reddito per 18 mesi, con la possibilità di interruzione per un mese, e con la proroga per altri 18 mesi qualora le condizioni permangano. Il governo pochi giorni fa ha approvato il disegno di legge di bilancio che rende più stringenti le condizioni per ottenere e mantenere il reddito, riducendo a due, dagli attuali tre, i rifiuti di offerte per subire il decadimento del beneficio. Ma il punto debole, secondo il centro per l’impiego di Pescara, sta proprio qui.
«Non è facile monitorare quanti rifiutano un’offerta di lavoro, e questo rappresenta un vulnus», afferma Durante. «Il Cpi nel momento in cui riceve da un’azienda un’offerta di lavoro congrua, ovvero che preveda una retribuzione superiore ad almeno il 10 per cento dell’importo del reddito e un contratto superiore a tre mesi, invita il percettore a presentare la candidatura», spiega. «Il problema è che i Cpi non hanno un riscontro dell’esito dell’incrocio. Qualora non si arrivi all’assunzione del percettore, non ci è dato sapere il motivo, cioè se sia stata l’azienda a non ritenere idoneo il candidato o lo stesso candidato non si sia presentato ad esempio al colloquio. In tal caso il criterio della condizionalità che comporta la perdita del beneficio è quasi impossibile da applicare. Per le convocazioni del percettore a interventi di politica attiva gestiti dal Cpi, invece, in caso di mancata partecipazione per tre volte, è possibile applicare le sanzioni, cioè fare una segnalazione all’Inps con conseguente perdita del reddito».