Il paese che domina l’omonima Piana apre le sue porte all’assemblea dei Borghi più belli d’Italia Al centro dell’attenzione la coltivazione della spezia, rilanciata nel 1971 da una cooperativa locale
NAVELLI. A settembre l’Abruzzo ospiterà la 14ª edizione del Festival nazionale dei borghi più belli d’Italia, l’appuntamento annuale più importante dell’associazione e l’occasione per offrire ai visitatori l’opportunità e il piacere della scoperta della rete di eccellenza dei piccoli centri d’Italia. L’edizione 2022, che durerà tre giorni, dal 9 all’11 settembre, si svolgerà nei borghi di Abbateggio e Caramanico Terme, ma sono previste “iniziative di avvicinamento” che anticiperanno il festival e saranno il corollario di questa manifestazione di caratura nazionale, svolgendosi in tutti gli altri borghi abruzzesi e molisani membri dell’associazione. La quarta tappa del percorso di avvicinamento al Festival si svolgerà domani a Navelli. L’evento sarà dedicato all’oro rosso d’Abruzzo, ossia lo zafferano prodotto nell’Altopiano di Navelli, considerato, per la sua qualità e valore, il migliore al mondo.
LA STORIA
Il nome scientifico Crocus si fa derivare dal greco Kronos, invece il nome zafferano deriva dall’arabo zaafran. La mitologia greca attribuisce la nascita dello zafferano all’amore di un bellissimo giovane di nome Crocus che viveva al riparo degli dei. Crocus si innamorò di una dolce ninfa di nome Smilace che era la favorita del dio Ermes che, per vendicarsi di Crocus, trasformò il giovane nel bellissimo fiore dello zafferano. Lo zafferano è conosciuto da millenni, difatti Omero, Virgilio e Plinio ne parlano spesso nelle loro opere e Ovidio nelle Metamorfosi. Se ne parla nei papiri egiziani del II secolo a.C., nella Bibbia e nel IX e XII libro dell’Iliade. Lo zafferano si coltivava in Cilicia, Barbaria e Stiria. Infatti, i Sidoni e gli Stiri lo usavano per colorare i veli delle loro spose e i sacerdoti per profumare i loro templi per le grandi cerimonie religiose. Dall’Asia la coltivazione si estese in varie parti del mondo arrivando anche in Tunisia e in Spagna, coprendo le zone di Albacete, Teruel, Toledo, Valencia e Murcia.
l’approdo a navelli
Questa rinomata spezia ha origini dall’isola di Creta e si è diffusa in tutto l’Oriente. L’inizio della sua coltivazione in Abruzzo ha origini particolari e un po’ fortunose: a introdurre per la prima volta una pianta di zafferano in questa terra fu il monaco abruzzese Santucci, esperto e appassionato di agricoltura. Durante un viaggio in Spagna, intorno al 1230, il monaco si innamorò della piccola pianta e, pensando ai terreni dolci e fertili della sua terra di origine, pensò che questa pianta potesse dare molti buoni frutti nella piana di Navelli e la leggenda narra che il monaco «portò di nascosto tre bulbi a Navelli». Sta di fatto che lo zafferano qui trovò un habitat molto favorevole e venne fuori un prodotto di gran lunga superiore a quello coltivato in altre nazioni. Rapidamente la coltura si estese nei dintorni e le famiglie nobili che da poco avevano fondato la città dell’Aquila (Notar Nanni, Ciolina, Bonanni, Signorini), diedero vita in breve tempo a un commercio imponente con le città di Milano e Venezia, nonché con Francoforte, Marsiglia, Vienna, Norimberga ed Augusta. Il più antico documento che testimonia la coltivazione e il commercio della spezia, divenuta famosa come zafferano dell’Aquila, è un diploma di Re Roberto d’Angiò del 1317 (Antico Archivio Aquilano, V. 42, c. 16v.-17r.). La coltura ha subìto un arresto ed era quasi del tutto scomparsa nella seconda metà del secolo scorso. Fortunatamente, nel 1971, Silvio Salvatore Sarra e un piccolo gruppo di coltivatori, decisero di fondare la prima cooperativa di coltivatori dello zafferano nella zona dell’altopiano dei Navelli, recuperando la coltivazione di questo fiore che rischiava di essere perduto per sempre. Grazie alla creazione della cooperativa, la coltivazione dello zafferano è ripartita e la consacrazione dell’oro di Navelli è avvenuta nel 2005, anno in cui la Comunità europea ha riconosciuto la Denominazione di origine protetta “Zafferano dell’Aquila”.
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