Il presidente del collegio sindacale, Longhi, e i due componenti lasciano l’incarico dopo le polemiche Ferrara: «Sono stati sempre un ostacolo». Quindici giorni per trovare i sostituti e sventare il fallimento
CHIETI . In una lettera riservata, mandata al commissario liquidatore Luca Di Iorio, hanno scritto che non se la sentono più di restare alla Teateservizi. Si sono dimessi il presidente dei revisori contabili Emilio Longhi e i componenti del collegio sindacale Adelina Di Pietro e Matteo Di Fabio. La società al 100% comunale, che gestisce la riscossione delle tasse, parcheggi a pagamento e cimitero di Sant’Anna, resta senza i controllori dei conti. C’è una fuga in atto dalla Teateservizi perché i tre non sono gli unici ad aver abbandonato la partecipata: anche i due componenti supplenti del collegio sindacale, hanno scelto di non accettare l’incarico e rinunciare. Accade in un momento decisivo per la Teateservizi con un retroscena fatto di un’inchiesta giudiziaria e di veleni della politica: l’amministrazione Ferrara vuole sventare il fallimento della società pubblica, che adesso è in liquidazione, e ripianare un buco da 400mila euro attraverso un piano di concordato. Il 28 giugno il caso Teateservizi sarà al centro di un’udienza in tribunale: la procura ha chiesto il fallimento della partecipata. Il Comune, se vuole salvare la Teateservizi con i suoi 37 dipendenti (più i precari), non può perdere tempo: il primo atto è un bando per cercare i nuovi revisori e c’è tempo fino al 27 maggio prossimo per presentare le candidature; poi la decisione lampo.
Il collegio sindacale della Teateservizi, nominato dalla precedente amministrazione di centrodestra, avrebbe dovuto restare in carica almeno fino al termine della fase di liquidazione ma sono arrivate le dimissioni in blocco. Un fuori programma anche se, dopo un muro contro muro durato mesi, per il sindaco Diego Ferrara non è un fulmine a ciel sereno: «Dopo averci impallinati per bene, mi sembra una presa di posizione alquanto singolare. Nell’ultimo periodo», si sfoga il sindaco, «non hanno mostrato affatto collaborazione: mai avrei chiesto di avallare acriticamente le mie scelte, sbagliate o meno, ma almeno l’intenzione di cercare soluzioni possibili mentre devo constatare che sono stati sempre ostativi». Ferrara si riferisce a un episodio di inizio aprile che ha sancito la rottura: prima della nomina di Di Iorio, al termine di un’assemblea saltata, il collegio sindacale ha stilato un verbale in cui si parla di «inerzia conclamata» del socio unico, cioè il Comune, invitando l’allora amministratore Massimo Marchetti a trasmettere il verbale stesso a procura, Corte dei conti e ministero dell’Economia e Finanza. Ferrara va avanti: «Si tratta di figure insostituibili: Di Iorio non può portare avanti il suo lavoro senza collegio sindacale. Per questo abbiamo fatto subito il bando che resterà aperto per 15 giorni».
Il futuro della Teateservizi è anche il futuro del Comune che ha un disavanzo di 78 milioni: con la partecipata in fallimento, potrebbe crollare la possibilità del predissesto (procedura di riequilibrio finanziario). Da oltre un mese, Di Iorio passa al setaccio i numeri della Teateservizi, una società che da quasi un decennio è contestata per la scarsa capacità di riscossione ed è finita anche nel mirino della Corte dei conti: «L’azione di scavo e ricognizione non è ancora conclusa», dice Ferrara, «siamo fermi a un deficit di bilancio di 400mila euro». Una cifra che però potrebbe crescere. «Di Iorio ci aggiorna settimanalmente e l’ultimo report», spiega il sindaco, «è stato più incoraggiante dei precedenti: a suo dire ci sono concrete possibilità di uscire dall’emergenza e, quindi, di imboccare la via del concordato». L’obiettivo è arrivare al 28 giugno con una strada tracciata nei dettagli: «Vogliamo arrivare all’udienza con un piano preciso in cui si dimostra che siamo capaci di ripartire. Le tre funzioni della Teateservizi, tasse, parcheggi e cimitero, sono potenzialmente estremamente remunerative. L’importante è rendere i tre servizi efficaci: noi stiamo lavorando e non vogliamo neanche chiederci il perché non lo siano stati negli anni precedenti; abbiamo messo un punto per ripartire».