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PESCARA. «Pescara, Montesilvano, Francavilla. Non è una questione di confini. Io sono per la vita». Non ha dubbi don Francesco Santuccione, parroco della cattedrale di San Cetteo e vicario generale…
PESCARA. «Pescara, Montesilvano, Francavilla. Non è una questione di confini. Io sono per la vita». Non ha dubbi don Francesco Santuccione, parroco della cattedrale di San Cetteo e vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne. «Sono l’ultimo di sei figli. Vuol dire che i miei genitori, dopo cinque figli, non mi hanno escluso. Come posso non essere per l’accoglienza». Secondo il parroco, tutti gli enti, «Comune, Regione, Stato», dice, «dovrebbero trovare il modo per dare spazio alla vita. Non è giusto scegliere chi può e chi non può accedere a un servizio. È un principio che si lega alla cultura della vita. Mi rapporto ogni giorno con giovani coppie e trovo spesso in loro il timore di mettere al mondo dei figli. E allora dobbiamo aiutarli a non avere paura, a non scoraggiarsi di fronte a costi troppo alti da affrontare. Bisogna trovare la soluzione per aiutare tutti allo stesso modo», ribadisce. «E non è una questione di Pescara o di Comuni limitrofi».
Sul fronte del no alla diversificazione di trattamento tra bambini residenti in città o fuori dai confini comunali c’è Daniela Renisi, albergatrice di Montesilvano, presidente di Federalberghi Pescara e mamma di due bimbe piccole. «Le mie figlie frequentano due strutture a Pescara», confessa. «Essere una grande città significa occuparsi di un sistema che tenga conto dei residenti, ma pure di chi lavora in un posto. Comprendo che un’amministrazione debba preliminarmente pensare ai suoi cittadini, ma una città che possa definirsi accogliente, specie un capoluogo di Provincia, come Pescara, appunto, deve saper aprire anche all’esterno. Se poi un domani verrà mai fatta la Nuova Pescara, alcuni aspetti vanno necessariamente ripensati», va avanti. «La presenza di due graduatorie mi fa anche pensare a un’ulteriore sottolineatura di una differenza tra i bambini».
Contrario anche il sindaco di Spoltore, Luciano Di Lorito. «A Spoltore abbiamo tante strutture private, ma non c’è ancora un asilo nido comunale, che però adesso stiamo progettando. In quel caso certamente il principio che seguiremo sarà quello dell’accoglienza verso tutti. Un po’ come già accade nelle nostre scuole. A Villa Raspa», entra nel dettaglio il primo cittadino, «abbiamo molti studenti che risiedono a Pescara, tanto è vero che abbiamo anche un’emergenza aule su cui stiamo cercando di porre rimedio. Questo non ci impedisce di accogliere anche studenti che risiedono in altri territori oltre a quello comunale. È una questione di diritto allo studio che ritengo vada applicata pure agli asili nido. Nella logica di un’unica grande comunità», continua il sindaco, «seppur differenziata da confini amministrativi, i servizi devono essere messi a disposizione non solo di chi risiede in un luogo, ma anche di chi ci lavora». (m.pa.)