Se lo aggiudica il gruppo romano Acea (che ha rilevato parte del gruppo Deco) nell’ambito della procedura fallimentare
TERAMO. La vendita del polo ex Cirsu scandisce due certezze: la conferma dell’arrivo in Abruzzo di un mega gruppo come l’Acea di Roma, che a settembre ha rilevato il 65% del gruppo Deco (già della famiglia Di Zio) e tramite quest’ultimo il 100% dell’Ecologica Sangro, e il termine di una procedura fallimentare che ha declinato gli ultimi anni di un consorzio nato con l’intento (ben presto naufragato) della gestione pubblica del servizio rifiuti.
discarica e impianti
venduti per 19 milioni
È ancora un pronunciamento del tribunale a definire presente e futuro della mega discarica di Grasciano con tutto il suo polo impiantistico: ieri, davanti al giudice delegato Giovanni Cirillo, è stata accolta la proposta di acquisto del gruppo Acea per un importo complessivo di 19 milioni e 100mila euro, più del doppio del prezzo di base stabilito a 9 milioni. La proposta dell’Acea, con il versamento di 900mila euro (un decimo dell’offerta così come previsto e da ieri 120 giorni per versare il resto), è avvenuta alla fine del 2021 con il tribunale teramano che, preso atto dell’offerta, aveva in quell’occasione stabilito di procedere alla liquidazione del ramo d’azienda acquisito alla massa fallimentare con una procedura competitiva per la quale sono arrivate complessivamente cinque offerte. Un ramo d’azienda che, nell’avviso di vendita del tribunale, viene identificato come «ramo d’azienda strutturato funzionalmente per l’espletamento dell’attività di conferimento, trattamento, recupero e smaltimento di rifiuti soldi urbani, dotato di specifiche autorizzazioni integrate ambientali rilasciate dal servizio gestioni rifiuti e bonifiche della Regione». Ovvero, per i non addetti, tutto: vecchia e nuova discarica con una capacità di oltre 300mila metri cubi, impianti di riciclaggio e compostaggio, piattaforma per il trattamento dei rifiuti da raccolta differenziata, capannoni, uffici, terreni. Sicuramente una realtà notevole in una regione come l’Abruzzo in cui l’ex polo Cirsu è l’unica grande discarica già pronta all’uso così come i vari impianti per il trattamento.
la lunga storia
di un concordato
Una vicenda, quella del Cirsu, scandita dai pronunciamenti di vari giudici. L’ultimo, primo della vendita, quello con cui l’anno scorso il tribunale di Teramo (ufficio delle procedure concorsuali) ha rigettato la richiesta per l’omologazione del concordato fallimentare presentato dalla Dileco (società composta dal gruppo Diodoro e Eco Consul) che in Cassazione ha vinto il ricorso contro la Deco.
IL pronunciamento
della Cassazione
Il nuovo iter era ripartito dopo la presa d’atto della sentenza con cui i giudici della Cassazione avevano accolto i ricorsi presentati contro l’omologa del concordato fallimentare alla Deco (prima dell’ingresso di Acea), nei fatti annullandolo. Ricorsi presentati dalla stessa Dileco e dal Consorzio Stabile Ambiente (Csa) dell’Aquila. Il pronunciamento della Cassazione era arrivato a quattro anni dalla sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato il provvedimento con cui il tribunale di Teramo aveva approvato il concordato fallimentare della Deco e dopo un diverso orientamento stabilito dalle sezioni unite sul concetto del conflitto d’interesse in materia di concordato fallimentare. Proprio su questo concetto giuridico che gli Ermellini avevano fondato l’ordinanza. All’epoca delle proposte di concordato quella della Deco aveva riportato il voto favorevole del 73,87% dei creditori, contro il 43,37% della proposta Dileco e il 26,01% della proposta Csa. Nei passaggi di una procedura di concordato la proposta della Deco era stata approvata con il voto determinante di Aia, controllata della stessa Deco. Un elemento per cui in secondo grado le società escluse avevano fatto ricorso in Cassazione .
©RIPRODUZIONE RISERVATA