Sole, mare e smart working: ma soprattutto esentasse. Così il governo indonesiano usa le tentazioni delle sirene per attrarre lavoratori senza ufficio, o il sempre folto gruppo degli smart worker che possono prendersi lunghi periodi di lavoro da casa. Di recente, il ministro del Turismo indonesiano, Sandiaga Uno, ha infatti annunciato a Bloomberg l’offerta di un visto quinquennale che consenta agli smart worker di tutto il mondo di vivere e lavorare nel Paese senza un centesimo di tasse sui loro redditi, alla sola condizione che non provengano da enti pubblici o da aziende private indonesiane, e che lo straniero sia un soggetto fiscale nazionale, ovvero sia presente nel Paese da almeno 183 giorni, ovvero circa 6 mesi. Se proprio adesso siete in vacanza e, come spesso capita, riflettete su un cambio vita da settembre, tenete dunque in considerazione questa possibilità. La prospettiva del governo balinese è attrarre migliaia di “nomadi digitali”: “il 95% dei quali – ha detto il ministro Uno – mette le spiagge e i mari dell’Indonesia in cima alla lista delle destinazioni ideali dove lavorare senza stress”. Diciamo che il tentativo di far nascere “un nuovo modo di concepire il turismo che, alle agli storici punti chiave del Paese – sole, spiaggia e mare – aggiunge serenità, spiritualità e sostenibilità” sembra proprio ben pensato. Finora infatti chi desiderava visitare l’Indonesia da smart worker potevano contare su permessi della durata massima di 6 mesi. Ad oggi è il permesso di soggiorno dalla durata più estesa al mondo e naturalmente ha l’obiettivo di far girare ancora più veloce quella che è già la prima economia del sud-est asiatico. “Il visto quinquennale – spiega adesso il ministro – potrebbe aiutarci a creare circa 1 milione di posti di lavoro per gli indonesiani, soprattutto nei settori alberghieri e dell’accoglienza”.
Ma se la lontananza vi spaventa, non preoccupatevi: altri Stati più vicini a noi hanno già pensato di attrarre “smart worker” agevolandone la vita dal punto di vista fiscale, e naturalmente facendo leva sulle proprie meraviglie naturali. Grecia e Croazia, ad esempio. La prima ha introdotto un regime fiscale agevolato per il lavoratore, sia dipendente che libero professionista, a patto che trasferisca lì la propria residenza e che provenga da uno Stato dello Spazio economico europeo. La Croazia ha creato un “visto nomadi digitali” valido per un anno rivolto ai lavoratori extra Ue che operano nel settore della tecnologia e della comunicazione. A questo si aggiunge un anno di esenzione fiscale a patto di non lavorare per imprese croate, e se si dimostra di avere un reddito mensile superiore ai 2mila euro. Vale la pena infine ricordare Dubai, negli Emirati Arabi, dove l’imposizione fiscale per i redditi delle persone fisiche proprio non esiste e dove è possibile richiedere un visto di un anno per lavorare a distanza: ma qui, piccolo particolare, dovrete poter dimostrare di percepire almeno 4200 euro di stipendio mensile. Più accessibili le Isole Bermuda, nell’Oceano Atlantico, dove costa solo 220 euro fare domanda per il Work from Bermuda Certificate, anche questo annuale e rivolto a lavoratori e studenti universitari.
L’articolo Indonesia: tentazione esentasse per gli smart worker di tutto il mondo proviene da The Map Report.