Il tribunale dissequestra l’immobile e a fine processo assolve il proprietario dall’accusa di riciclaggio
MARTINSICURO. Secondo l’accusa della Procura utilizzando come prestanome una cliente, alla quale avevano promesso come contropartita soldi e droga, erano riusciti a entrare in possesso di un appartamento a Martinsicuro dove si erano trasferiti a vivere con tutta la famiglia. Appartamento le cui rate, sosteneva l’accusa, sarebbero state pagate con i proventi dello spaccio.
Al termine del processo di primo grado il giudice Flavio Conciatori ha stabilito che quella casa non è stata comprata con i proventi dello spaccio e quindi ha dissequestrato e restituito l’alloggio (riconsegnato al figlio) assolvendo il 50enne di etnia rom Claudio Di Giorgio dall’accusa di riciclaggio e trasferimento fraudolento dei valori perché il fatto non sussiste. L’uomo, invece, è stato condannato a un anno e sei mesi per spaccio. Nel processo era imputata, sempre per spaccio, anche la compagna Isabella Levakovic che è stata condannata a due anni.
Entrambi erano assistiti dall’avvocato Nello Di Sabatino. L’inchiesta del 2019 aveva portato a una ordinanza di custodia cautelare per entrambi. Nell’indagine, portata avanti dalla Guardia di Finanza, erano indagate anche altre quattro persone con accuse che andavano, in base ai diversi ruoli e alle diverse posizioni, dal mendacio bancario al trasferimento fraudolento di valori fino al riciclaggio e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo quanto ricostruito all’epoca nel corso delle indagini, anche attraverso numerosi appostamenti fuori dall’abitazione della coppia, i due arrestati sarebbero entrati in possesso dell’appartamento, riconducibile in particolare a Claudio Di Giorgio, attraverso una loro cliente.
Secondo l’accusa della Procura (inchiesta pm Davide Roati) questa cliente grazie all’aiuto di un intermediario immobiliare, presentando buste paga e dichiarazioni dei redditi appositamente modificate, avrebbe chiesto ed ottenuto un mutuo di circa 85mila euro a cui Di Giorgio e la compagna, a fronte dei numerosi precedenti penali, non avrebbero potuto accedere. Da qui la contestazione, sia per la donna che per l’intermediario, del reato di mendacio bancario.
Successivamente la stessa donna avrebbe acquistato l’appartamento e a questo punto sarebbe entrata in gioco una terza persona che dopo aver ottenuto una procura speciale con la quale la prestanome le concedeva la facoltà di vendere l’immobile ne avrebbe trasferito la titolarità ad uno dei figli della coppia, unico componente maggiorenne della famiglia privo di precedenti penali. Accuse, quelle relative all’acquisto dell’appartamento, che evidentemente nel corso del processo non sono state provate. (d.p.)
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