“Oggi, mentre diamo il benvenuto all’ottomiliardesimo membro della nostra crescente famiglia umana, dobbiamo pensare al futuro”, dice António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite che dall’Egitto di COP27 si è spostato a Bali per il G20 del 15 e 16 novembre. “Il nostro mondo sta affrontando il momento più cruciale e precario da generazioni. Le persone sono colpite da un cambiamento climatico senza controllo. Entro il 2050, la popolazione mondiale si avvicinerà ai dieci miliardi di esseri umani. L’azione, o l’inazione, del G20 determinerà se ogni membro della nostra famiglia umana potrà vivere in modo sostenibile e pacifico, su un Pianeta sano”. Alla sessione del G20 dedicata alla crisi alimentare ed energetica, Guterres è stato ancora più diretto: “Siamo sulla strada per un terribile disastro alimentare, in cinque zone del mondo le persone sono di fronte alla carestia. Allo stesso tempo, stiamo assistendo a una crisi nel mercato globale dei fertilizzanti. Senza un’azione coordinata, la crisi economica di quest’anno potrebbe trasformarsi in una penuria alimentare globale del prossimo anno”.
Cambiamenti climatici, crisi dei finanziamenti ai paesi emergenti, crisi energetica sono i temi che Guterres ha toccato nel suo discorso, auspicando “unità, solidarietà e soluzioni multilaterali per affrontare la crisi alimentare ed energetica e per eliminare il deficit di fiducia che sta minando l’azione globale su tutta la linea”. A questi, aggiungiamo i conflitti, che sono tra le cause principali di fame e povertà e che contribuiscono ad ampliare la distanza tra i più poveri e i più ricchi. La popolazione in aumento, soprattutto nell’Africa sub-sahariana, sottolinea, infatti, questa tendenza. “Gli andamenti demografici globali sono sempre più divergenti tra mondo sviluppato o in ‘sviluppo avanzato’ come la Cina, e paesi più poveri. Mentre nel primo caso si assiste un arresto sostanziale (se non a una contrazione) del trend demografico, nel secondo si continuano a registrare alti livelli di crescita demografica. I paesi più poveri, inoltre, sono anche quelli dove si concentrano i danni più evidenti del cambiamento climatico, con gravi effetti anche per la produzione alimentare, cosa che rende tali nazioni sempre più dipendenti dalle importazioni dall’estero, e quindi dai prezzi internazionali delle materie prime agricole. Questo gap in costante allargamento tra una parte del mondo che consuma e spreca molto e che ha maggiori protezioni rispetto agli shock climatici e una parte del mondo povera, sempre più popolata e semprepiù esposta al riscaldamento globale rappresenta la vera sfida del presente e del futuro per chi si occupa di sicurezza alimentare come il World Food Programme”, così Eugenio Dacrema, economista del WFP.
Il mondo sta, già oggi, affrontando una crisi alimentare globale di portata storica, con 349 milioni di persone in 79 paesi che soffrono la fame acuta e 49 milioni in 49 paesi ad un passo dalla carestia per il combinato di conflitti, cambiamenti climatici e instabilità economica. Entro la fine dell’anno il WFP avrà raggiunto 160 milioni di persone ma, se i bisogni aumentano ogni giorno, le risorse scarseggiano. Servono sistemi alimentari efficienti, sani e sostenibili, che possano nutrire 8 miliardi di persone in modo sano e salutare e senza disuguaglianze nell’accesso al cibo. La sfida è gigantesca e il WFP è in prima linea nel raccoglierla.
L’articolo Dalla COP27 al G20: unità, solidarietà e soluzioni multilaterali proviene da The Map Report.