Per l’ex sindaco Di Marco Testa il pubblico ministero Gallo ha chiesto una condanna a 6 anni e 4 mesi È di 18 mesi la pena invocata per i consiglieri Poggiogalle e Di Marco. I difensori: accuse farraginose
AVEZZANO. È alle battute finali il processo sugli appalti al Comune di Tagliacozzo, vicenda che portò nel 2016 alla caduta dell’amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Di Marco Testa. Il tribunale di Avezzano in composizione collegiale, con Zaira Secchi presidente e i giudici Daria Lombardi e Alessandra Contestabile a latere, pronuncerà la sentenza il 20 dicembre prossimo dopo che dall’apertura del processo, il 12 settembre 2019, sono state celebrate ben venti udienze dibattimentali istruttorie. Il 5 luglio, il pm Stefano Giovagnoni, il quarto che si è alternato nell’inchiesta, ha avanzato richiesta di condanna per l’allora sindaco, Maurizio Di Marco Testa, a 6 anni e 4 mesi di reclusione. Per gli attuali consiglieri comunali, Angelo Poggiogalle e Angelo Di Marco, ha chiesto un anno e sei mesi di reclusione. Nelle ultime due udienze, hanno preso la parola le difese che hanno presentato una copiosa documentazione. Ci sono state poi le testimonianze dei testi d’accusa, l’allora amministratore comunale Alfonso Gargano e l’ex luogotenente dei carabinieri Marco Romano. Dichiarazioni definite dall’avvocato Roberto Verdecchia, che assiste l’ex sindaco Di Marco Testa, «farraginose». «Numerosi testimoni, tra cui ex consiglieri, dirigenti e tecnici», ha dichiarato l’avvocato Verdecchia, «hanno smentito le tesi riportate davanti al collegio tanto che il pm Andrea Padalino, alle udienze del settembre 2019 e 2020 aveva contestato diverse affermazioni pronunciate in aula». L’operazione dei carabinieri di Tagliacozzo risale all’alba del 31 marzo 2016 e portò all’arresto dell’allora primo cittadino e di altre tre persone, un amministratore, un tecnico comunale e un professionista, oltre a 12 persone iscritte nel registro degli indagati. I reati contestati andavano dalla tentata concussione, alla turbata libertà degli incanti, dalla frode nelle pubbliche forniture alla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale. Tutte le misure cautelari furono annullate dal tribunale del Riesame e successivamente anche diverse posizioni vennero stralciate, ci furono dei proscioglimenti e l’assoluzione in appello dell’architetto Carlo Tellone. Assoluzione da ogni capo d’imputazione poi confermata anche in Cassazione. Il collegio difensivo è composto dai legali Vittoriano Frigioni, Evelina Torrelli, Irma Conti, Paolo Novella, Giovanna Simeoni, Enrico Orlandi, Carlo Ricci, Mirko Salvati e Verdecchia.
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