Conflitto a fuoco fra ladri e vigilante nel parco eolico. Furgone incendiato ritrovato nei campi
MONTEFERRANTE. L’assalto dei banditi per rubare il rame, l’auto del vigilante presa a sassate e speronata, poi il conflitto a fuoco: venti colpi di pistola esplosi nella zona del parco eolico della Edison, a Monteferrante, minuscolo paese dell’unione dei comuni montani del Sangro, appena 107 abitanti. Ora i carabinieri della compagnia di Atessa danno la caccia alla banda di rapinatori senza scrupoli fuggita la notte scorsa. Le indagini partono da una Fiat Punto di colore nero, rubata in provincia di Avellino e abbandonata dai malviventi, e da un furgone incendiato, ritrovato nelle campagne di San Buono e probabilmente utilizzato per trasportare la refurtiva.
LA RICOSTRUZIONE
L’allarme scatta domenica sera, dopo le dieci, quando la centrale rimane senza corrente. Un vigilante molisano di 33 anni della ditta Pegaso Security, impegnato nei controlli a Fraine, si dirige verso Monteferrante. Al suo arrivo, a distanza di una quarantina di minuti, trova un carico di cavi di rame avvolto nei teli. La cabina elettrica è aperta e, sull’asfalto, sono ben visibili gli attrezzi usati per tagliare l’oro rosso. Il vigilante nota un gruppo di persone davanti all’impianto che comprende 41 pale eoliche in un’area montuosa in cui la vegetazione è quasi assente, in località Guado di Renzo e Casone Franceschiello.
LA SPARATORIA
La risposta dei ladri non si fa attendere, stando alla ricostruzione della guardia giurata: alcuni malviventi fuggono a piedi, mentre altri lanciano pietre contro la sua Fiat Panda. Ma non finisce qui: in tre salgono su una Punto e tamponano la macchina del vigilante, cercando di farla precipitare in una scarpata. È a questo punto che, sempre in base alla testimonianza del 33enne, succede la cosa più allarmante: i banditi sparano due volte verso l’auto in cui si trova la guardia giurata, mandando in frantumi il lunotto posteriore. Il dipendente della Pegaso – rimasto illeso – racconterà di aver risposto al fuoco, esplodendo 18 colpi con la pistola di servizio: due contro l’auto dei malviventi, gli altri in aria e a terra.
LA FUGA
Fatto sta che il furgone sul quale sono state caricate centinaia di chili di rame e la Punto riescono a dileguarsi. Ma poco dopo, a distanza di circa tre chilometri, l’auto viene intercettata dai carabinieri: i banditi scappano a piedi e fanno perdere le tracce. Sul parabrezza anteriore e sulla portiera della Punto ci sono due fori compatibili con colpi di arma da fuoco. Le ricerche nella zona vanno avanti per ore.
IL FURGONE
È ormai l’alba quando da San Buono arriva la segnalazione di un furgone in fiamme. Sul posto si precipitano i vigili del fuoco, che spengono l’incendio, e i carabinieri. L’ipotesi è che il veicolo sia quello impiegato dai malviventi per portare via il bottino, in corso di quantificazione.
L’INCHIESTA
Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura della Repubblica di Lanciano, partono immediatamente. Determinanti saranno gli accertamenti scientifici sui veicoli e sugli attrezzi sequestrati per individuare eventuali tracce lasciate dai malviventi, probabilmente otto, a partire da impronte e profili genetici. Tutto lascia pensare che ad agire sia stata una banda specializzata nei furti di rame e, in particolare, nei parchi eolici. Una banda pronta ad alzare il tiro e che, racconta il vigilante, non si fa scrupoli neanche a sparare.