L’AQUILA – L’Aquila, lungi dall’Immota manet, stampigliato nel gonfalone e scolpito sulla pietra, è destinata invece dopo il sisma a cambiare pelle, ad avere una nuova identità, o non identità, a seconda dei punti di vista?
Un indizio, in questo senso, lo fornisce ad Abruzzoweb il 40enne imprenditore aquilano doc del turismo, Nicola Santoro, che dal suo osservatorio privilegiato, la residenza storica Ginevra boutique, in pieno centro città, assicura: “sempre più persone, da Firenze, Padova, Milano e Verona vengono a L’Aquila per acquistare case in centro storico appena ricostruite, approfittando dei prezzi sicuramente vantaggiosi, anche di un terzo rispetto a quelli medi altrove praticati”.
Ma quello che conta, è che lo fanno non per venirci a vivere, ma per trascorrere al massimo un paio di mesi. “Ad attirarli è il clima fresco – spiega Santoro -, la vicinanza a luoghi di grande pregio naturalistico, la vivibilità in generale. E poi perché è oggettivamente un buon investimento, per chi ha capitali immobilizzati: a L’Aquila ci sono oggi abitazioni di pregio, rimesse a nuovo, vendute a 2.000 euro a metro quadro”.
Non è però del tutto una buona notizia, spiega Santoro: il rischio è quello, di cui Abruzzoweb ha già parlato, della gentrificazione della città, fenomeno urbanistico e sociale introdotto in ambito accademico dalla sociologa inglese Ruth Glass nel 1964, che fa sì che una città, o meglio ancora, il centro storico e o determinati quartieri, diventano oggetto, magari dopo un abbandono e una successiva riscoperta, di massicce riqualificazioni urbane, dal punto di vista architettonico e tecnologico. Aree della città che poi fatalmente da popolari diventano trendy, alla moda, preda del turismo di massa, e che assistono fatalmente all’espulsione di chi ci viveva e lavorava da generazioni, in quanto si genera una spirale speculativa che fa schizzare in alto il costo degli affitti e quello in generale della vita. E così la città diventa un luna park per turisti e una enclave esclusiva per ricchi, con tutto il commercio e i servizi pensati attorno alle loro esigenze.
Concorda Santoro, “che il turismo sia già una voce importante per il presente e futuro di questa città è fuori discussione, non potrei dire diversamente, essendo io stesso un imprenditore di questo settore. Ma sono anche un aquilano, che ama la sua città, e non vuole vederla trasformata in un grande ed unico albergo, senza abitanti, senza vita quotidiana, senza una vera residenzialità. Una scatola semi vuota per buona parte dell’anno. Anche perché ciò la renderebbe meno attrattiva, anche da un punto di vista turistico”.
Va anche aggiunto, che “più di un acquirente mi ha anticipato che intende utilizzare l’abitazione come bed & breakfast e casa vacanza, di fatto moltiplicando ancora di più l’offerta, facendo concorrenza agli operatori locali e agli hotel della città”.
Concetti analoghi li ha già espressi a questa testata il professor Luigi Semi, autorità a livello mondiale di fenomeni di gentrificazione, secondo il quale “una città funziona quando rende possibile l’incontro tra persone diverse, dove non c’è polarità e divisione tra centri per abbienti e ghetti di periferie, dove tutti possono decidere dove vivere. Una città aperta e ospitale, come lo sono tendenzialmente le città portuali, dove posso andare magari a visitare un monumento o un museo, ma poi per la strada faccio esperienze che non erano previste in nessuna guida turistica, dove posso conoscere le persone che ci vivono, che mi aprono le porte al loro mondo senza chiedere nulla in cambio”.
Santoro auspica, allo stesso modo, un giusto mix: “il turismo deve avere un ruolo, ma non deve monopolizzare una città”. Da un anno e mezzo il nostro interlocutore ha aperto la residenza storica Ginevra boutique, in via degli Scardassieri, nel prestigioso palazzo cinquecentesco appartenuto alla famiglia aristocratica dei Leosini, a pochi metri da piazza Palazzo, con annesso il Mia eno Bistrot, locale a servizio degli ospiti della residenza, ma anche aperto all’esterno e a breve, e il 25 novembre sarà inaugurato anche un club per amanti dello champagne, appartenente al circuito della Maison de Venoge, cantina nata nel lontano 1837, nella regione francese della Marna.
“Rispetto all’anno scorso quest’estate abbiamo registrato un aumento delle presenze – rivela l’imprenditore -, ed è significativo che abbiamo avuto clienti anche dalla Finlandia e dalla Norvegia, che prima non ci saremmo mai aspettati. Persone che amano la natura e la montagna, e che hanno molto apprezzato la città, con la sua vita serale, e l’offerta culturale e ludica”.
L’auspicio è però quello di “sforzarsi a destagionalizzare il turismo, estendendo la stagione anche al periodo invernale e quello primaverile, in cui si batte davvero la fiacca. Credo si possa fare, tenuto conto che vicino a L’Aquila ci sono importanti montagne e mete del turismo sciistico invernale, dal Gran Sasso e l’altopiano delle Rocche a Campo Felice. Un’opportunità che potrebbe essere sfruttata di più e meglio”.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©