Travaglio, insieme al giornale Il Fatto Quotidiano e alla relativa società editrice, è stato dichiarato colpevole di diffamazione nei confronti di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato italiano. La sentenza è stata resa nota dalla stessa senatrice, che ha condiviso il dispositivo della decisione, stabilendo la “responsabilità dei convenuti” per l’attribuzione di un “carattere diffamatorio” a una serie di articoli pubblicati dal novembre 2019 al giugno 2020.
I cinque articoli in questione, scritti da Marco Travaglio, Carlo Tecce e Ilaria Proietti, avevano lo scopo di esporre aspetti poco chiari del comportamento della presidente del Senato. Si trattava di argomenti sensibili, come il rapporto con la figlia Ludovica (accusato di favoritismo) e il suo presunto atteggiamento arrogante e sdegnoso in diverse occasioni a Palazzo Madama.
La sentenza ha condannato Marco Travaglio, Carlo Tecce e Ilaria Proietti al pagamento solidale di un risarcimento di 25 mila euro a favore di Maria Elisabetta Alberti Casellati. Inoltre, Travaglio è stato condannato a versare ulteriori 2 mila euro, mentre Tecce e Proietti dovranno pagare rispettivamente 1.000 e 2.000 euro a titolo di spese legali sostenute dalla senatrice. Questi importi sono stati stabiliti al fine di compensare sia le perdite finanziarie subite da Casellati che l’impegno richiesto per difendersi dalle accuse dei giornalisti.
La sentenza ordina anche la pubblicazione della decisione su diverse testate giornalistiche, tra cui Corriere della Sera, Il Mattino, il Gazzettino e Il Fatto Quotidiano. Questo passaggio è imposto alle parti condannate e sarà effettuato a spese loro, con la pubblicazione prevista a partire dal 7 giugno 2022.
Questo ennesimo episodio contribuisce al dibattito continuo sulla figura di Marco Travaglio e sul ruolo dell’informazione nell’arena politica italiana.