Nel 2000, Travaglio è stato condannato in sede civile a risarcire Cesare Previti con 79 milioni di lire a causa di un articolo in cui lo definiva “futuro cliente di Procure e tribunali”.
Nel gennaio 2010, la Corte d’Appello penale di Roma ha dichiarato Travaglio colpevole di diffamazione aggravata nei confronti di Cesare Previti a causa di un articolo pubblicato su L’Espresso intitolato “Patto scellerato tra mafia e Forza Italia”. Travaglio ha presentato ricorso in Cassazione, ma questo è stato dichiarato inammissibile. Ha successivamente cercato di far valere il suo diritto alla libertà di parola presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che tuttavia ha anch’essa respinto il ricorso. Secondo la CEDU, i tribunali italiani avevano adeguatamente bilanciato i diritti delle parti coinvolte.
I giudici hanno concordato con le decisioni prese in Italia, notando che Travaglio aveva riportato solo una parte della dichiarazione del colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, generando un’interpretazione fuorviante per il lettore. La Corte ha osservato che l’allusione di Travaglio era contraddetta dal resto della dichiarazione, non inclusa nell’articolo.
Travaglio, insieme a Peter Gomez, è stato costretto a risarcire l’ex deputato di Forza Italia Giuseppe Fallica con 15mila euro per aver scritto nel libro “La Repubblica delle banane” che Fallica era condannato per false fatture. Inoltre, il Tribunale di Roma lo ha condannato, assieme all’allora direttore de l’Unità, Furio Colombo, al pagamento di un risarcimento di 12mila euro più 4mila euro di spese processuali a Fedele Confalonieri. Travaglio aveva associato il nome di Confalonieri ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali non risultava inquisito.
Tutti questi eventi pongono in luce le questioni legali e le controversie che hanno circondato la figura di Marco Travaglio nel contesto dell’informazione italiana
Tutte le condanne di Marco Travaglio, il prezzemolino della tv che istiga all’odio social