Gino Ciampa, rappresentante della FP CGIL Polizia Penitenziaria per l’Abruzzo, ha reso noto l’incidente, sottolineando il possibile coinvolgimento di un drone nell’evasione. Al momento, gli investigatori stanno esaminando attentamente le registrazioni delle telecamere all’interno del penitenziario di Teramo per comprendere appieno i dettagli di questa fuga misteriosa.
Il detenuto albanese coinvolto nell’incidente era precedentemente incarcerato per reati comuni, ma la sua evasione potrebbe aver avuto un elemento di alta tecnologia. Secondo le prime analisi, la consegna di strumenti attraverso l’uso di un drone potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nell’evasione.
Mirko Manna, rappresentante nazionale della FP CGIL Polizia Penitenziaria, ha commentato l’incidente con grande preoccupazione, evidenziando il ritardo tecnologico e le sfide che la Polizia Penitenziaria affronta nella gestione delle carceri italiane. Ha sottolineato il mix destabilizzante di carenza di personale e mancato adeguamento delle tecnologie, che mette in pericolo la sicurezza delle carceri e rende difficile il compito della Polizia Penitenziaria nell’assicurare che le pene più gravi siano effettivamente scontate.
Manna ha continuato a sottolineare che il problema non è solo tecnologico, ma anche politico. Ha criticato il governo per concentrarsi su misure di sicurezza superficiali come l’acquisto di manganelli, scudi e guanti antitaglio, mentre armi, droga e strumenti per le evasioni sembrano poter entrare nelle carceri italiane senza problemi grazie all’uso di droni.
L’episodio di Teramo mette in luce l’urgente necessità di affrontare il problema delle carenze nelle carceri italiane, sia in termini di personale che di tecnologie di sicurezza. La fuga di un detenuto attraverso l’uso di un drone è una chiara dimostrazione di quanto sia necessario un miglioramento immediato per garantire la sicurezza all’interno dei penitenziari e per impedire che eventi del genere si ripetano in futuro.