I carabinieri del reparto speciale prelevano reperti di vario tipo nella Punto bianca Resta da capire se davvero Di Nicola si sia allontanato sull’auto del suocero e perché
SAN BENEDETTO DEI MARSI. Il Ris a caccia di tracce dentro la Fiat Punto bianca con cui si sarebbe allontanato la sera della scomparsa Manuel Di Nicola, il 33enne di San Benedetto dei Marsi ritrovato senza vita in un canale del Fucino dopo 6 giorni.
Ieri mattina i carabinieri del reparto investigazioni scientifiche hanno condotto un puntuale e capillare accertamento sull’utilitaria posta sotto sequestro di proprietà del suocero del giovane, in cerca di tracce e nuove indizi che possano aiutare gli inquirenti a far luce su un vicenda che sembra aver assunto i contorni di un giallo. Un’analisi condotta dopo quasi un mese dal ritrovamento del cadavere disposta alla luce delle incertezze emerse durante l’esame autoptico ancora in corso dal 20 marzo scorso. La causa della morte, infatti, non è stata ancora stabilita. La Punto bianca è stata individuata nella piana del Fucino dopo quattro giorni dalla scomparsa del giovane padre durante un sorvolo aereo dei vigili del fuoco. L’auto era aperta, con le chiavi inserite nel quadro e le ruote impantanate nel fango. Ma perché Manuel Di Nicola si è allontanato con la macchina del suocero invece di prendere la sua automobile? Un aspetto quest’ultimo che non ha mai convinto la famiglia dell’autotrasportatore difesa dall’avvocato Roberto Verdecchia. È stato Manuel a portare la macchina in località Vitellino, tra San Benedetto e Cerchio? A queste ad altre domande dovrà risposte anche la perizia del Ris attesa tra 60 giorni sulla scrivania del pubblico ministero. Sotto la lente di ingrandimento dei carabinieri sono finiti i sedili, i tappetini, il volante e il portabagagli della macchina. Al momento sui reperti prelevati per l’analisi vige il massimo riserbo. Intanto c’è attesa anche per l’esito dell’esame chimico tossicologico volto a stabilire se il giovane padre era sotto l’effetto di alcol o droga quando è finito nel canale. Esami ancora in corso anche per il materiale prelevato sotto le unghie e altre analisi sul corpo della vittima in cerca del Dna di altre persone. Nei polmoni di Manuel non è stata trovata acqua che potesse suggerire una morte per annegamento. Dunque non ci sono certezze che sia caduto nel canale da vivo e non è escluso nemmeno che possa esserci finito privo di sensi al punto da non inspirare con sufficiente forza da inalare acqua. Poi ci sono i segni ritrovati sul cadavere sui cui si sta concentrando l’attenzione degli investigatori. Segni sull’addome e sulla bassa schiena per i quali resta da stabilire se siano compatibili con la caduta in acqua o no. Aspetti tutti da chiarire che hanno spinto il pubblico ministero a disporre un ulteriore accertamento medico legale per martedì in cui l’anatomopatologo Cristian D’Ovidio affiancherà il consulente della procura. Titolare del fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti è il pm Maurizio Maria Cerrato che coordina le indagini portate avanti dai carabinieri della Compagnia di Avezzano agli ordini del capitano Luigi Strianese. Intanto il nucleo operativo e radiomobile sta ricostruendo gli ultimi giorni di vita del 33enne anche attraverso le celle telefoniche.
©RIPRODUZIONE RISERVATA