Nei guai un 61enne per le morbose attenzioni sulle bimbe di 9 e 10 anni che abitavano vicino a casa sua La mamma delle vittime: «È una pena giusta, ma non potrà mai cancellare i gravi danni psicologici»
CHIETI. «Le mie figlie non sono più le stesse: hanno perso la spensieratezza che dovrebbe essere tipica della loro età, gli incubi notturni sono costanti. È una condanna giusta, ma non potrà mai cancellare i danni psicologici che hanno subìto». Anna (nome di fantasia) è la madre delle due sorelline che, quando avevano 9 e 10 anni – come afferma la sentenza di primo grado pronunciata ieri mattina – sono state costrette a subire le morbose attenzioni di un vicino di casa. Anna parla con un filo di voce, dopo i tre anni di reclusione inflitti dal tribunale di Chieti al 61enne accusato di «atti sessuali con minorenni continuati e aggravati» e «atti osceni in luogo pubblico», di cui non indichiamo il nome e il paese di residenza per tutelare l’identità delle vittime. Il collegio presieduto da Guido Campli (giudici a latere Maurizio Sacco e Giulia Colangeli) ha condannato l’imputato anche al risarcimento in separata sede delle parti civili, ovvero i genitori delle bimbe, stabilendo una provvisionale di 10mila euro per ciascuna delle vittime. Il pm Giuseppe Falasca aveva chiesto 2 anni e 3 mesi.
LE ACCUSE
I fatti risalgono al febbraio del 2016. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Marika Ponziani, è scattata dopo la denuncia presentata dai genitori delle vittime davanti ai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Chieti, all’epoca guidati dalla tenente Maria Di Lena. Secondo l’accusa, in più occasioni, dopo aver richiamato l’attenzione di una delle minori, l’imputato ha infilato una mano nei pantaloni toccandosi ripetutamente le parti intime. In un’altra circostanza, sempre in base al capo d’imputazione, mentre si trovava sulla soglia di una porta finestra della sua abitazione, l’uomo ha iniziato a masturbarsi e a mostrare i genitali alla bambina. Ma l’episodio più grave sarebbe avvenuto quando il 61enne avrebbe invitato le bimbe a salire sulla sua auto: con il pretesto di farle guidare a turno, le avrebbe fatte sedere sulle proprie gambe per poi accarezzarle ripetutamente l’interno delle cosce. La vicenda è venuta fuori dopo il racconto delle minori. L’avvocato delle parti civili, Massimiliano Ceddia, ha sottolineato come anche la psicologa nominata dalla procura abbia giudicato credibile e affidabile il racconto delle due bambine, tuttora seguite da specialisti per superare il trauma.
LA DIFESA
Il legale del 61enne, l’avvocato Sabatino Ciprietti, che aveva chiesto l’assoluzione «perché il fatto non sussiste», ha annunciato ricorso in appello. Per la difesa, la testimonianza delle minori non è assolutamente attendibile e non ci sono stati «toccamenti di natura sessuale».
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