Padova. Fuga in montagna o fuga al sud. E per chi resta sarà uno slalom tra le regole, con file e lunghe attese davanti ai supermercati di quartiere e ai negozi di vicinato. Il Veneto si prepara al lockdown “gentile” del governatore Luca Zaia, che ha anticipato il governo vietando ogni spostamento tra Comuni dalle 14 in poi, da oggi fino al 6 gennaio. Il provvedimento della Regione, con le sue deroghe, lascia però una certa libertà di movimento. Il popolo delle seconde case ringrazia, per esempio. «Gli sci forse non serviranno, ma noi ci proviamo. Fuggiamo da questa selva di divieti» dicono Alice e Fabrizio, mentre caricano nel bagagliaio dell’auto carving e racchette, con tutto l’occorrente per una decina di giorni di villeggiatura. Destinazione Cortina dove trascorreranno il Natale e il resto delle feste. Come Alice e Fabrizio sono migliaia i veneti che questo fine settimana raggiungeranno le località montane per le vacanze. Giusto per dare qualche numero, a Cortina sono 25 mila i posti letto delle seconde case, a cui si aggiungono i circa 5 mila degli alberghi. Salvi anche i ristoranti, che nel nuovo provvedimento sono concepiti come un “valido motivo” per spostarsi. Lo stesso vale per parrucchieri ed estetisti. E via libera anche a matrimoni e funerali. La regola base è una: dal primo pomeriggio in poi, ognuno deve rimanere nel proprio paese. Con varie eccezioni, chiaramente.
Prime scene da grande esodo già ieri pomeriggio in stazione a Padova, con l’assalto alle Frecce di Trenitalia dirette a Napoli e in altre città del sud. Il divieto di varcare i confini del proprio comune avrà come conseguenza anche la ridistribuzione delle persone che in questi giorni si riversa in negozi e supermercati. «L’obbligo di rimanere nel proprio territorio, unito al contingentamento già presente in tutti i punti vendita, potrebbe creare qualche disagio. Nei capoluoghi non ci saranno problemi, le criticità potrebbero essere registrate nei paesi più piccoli» ragiona Gianni Canella, vicepresidente del gruppo Alì, che possiede 114 supermercati tra Veneto e Emilia Romagna. Il Veneto che chiude i confini comunali sta affrontando anche il problema dell’ingorgo degli spedizionieri chiamati a recapitare milioni di pacchi regalo. Dopo il tilt sancito anche da colossi della spedizione, l’unica alternativa per recuperare i regali prima di Natale è quella di fare lunghe file davanti ai magazzini di stoccaggio.
Ciò che preoccupa le autorità sanitarie è l’impatto che potranno avere i prossimi due weekend, su una situazione già esplosiva con 4 mila positivi e quasi cento morti al giorno. L’ordinanza di Zaia giunge proprio per mettere un freno all’affollamento registrato nei centri storici in questo ultimo mese. «Così non si poteva andare avanti, lo scorso fine settimana il centro era un fiume di gente», confida Ivan, vigile urbano in servizio a Padova. File davanti ai negozi e tavolini dei locali tutti affollati: socialità da pre Covid, come se il Veneto non fosse la prima regione d’Italia come numero di contagi. Quando anche i sindaci hanno iniziato a chiedere aiuto, allora si è mossa la macchina regionale.
Mario Conte, sindaco di Treviso, è sceso personalmente in strada con i vigili per chiudere il corso principale con le transenne. «Non potendo incidere sul movimento delle persone ho pensato di introdurre limitazioni sulle auto», spiega Sergio Giordani, sindaco di Padova, che ha concepito un provvedimento sulla falsa riga della domenica ecologica. Nel fine settimana, dalle 10 alle 19, non si potrà entrare o uscire da quest’area. I varchi, 14 in tutto, saranno presidiati dalle forze dell’ordine. Il questore Isabella Fusiello ha chiesto un contingente che conta oltre cento persone. Il prefetto di Verona Donato Cafagna chiede responsabilità e senso civico, ma intanto manda l’Esercito in stazione per garantire il rispetto delle regole e il distanziamento. Mentre a Vicenza c’è allarme per un focolaio di Covid proprio nel comando dei vigili. Tirano un sospiro di sollievo, invece, in provincia di Belluno. Da Cortina ad Auronzo, da Selva di Cadore al Comelico, c’era il timore che venisse impedito di raggiungere le seconde case durante le festività. «Auronzo ha 3 mila seconde case – fa notare il sindaco, Tatiana Pais Becher – L’ordinanza di Zaia salva una parte della nostra economia».
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