BOLOGNA – “Tuo marito è uno sporcaccione”, le ha scritto a un certo punto. Poi, di fronte all’incredulità della moglie, le ha inviato il video. Protagonista una sudamericana di 28 anni e un giovane ex calciatore del Sassuolo, sposato e con un figlio. La donna lo aveva adescato. E non l’unico, secondo alcuni si tratterebbe infatti di una strategia mirata. Che sfociava, dopo l’approccio, in messaggi decisamente provocanti, preludio ad incontri focosi.
La donna usava due telefonini. Con uno, da quanto è emerso, intratteneva relazioni, con l’altro, di cui nessuno era a conoscenza, riprendeva i momenti di intimità. L’ex giocatore del Sassuolo, che ha detto di non sapere nulla di questi filmati, ha però deciso di denunciare tutto alla polizia postale. “Una scelta coraggiosa – spiega il suo legale, Cosimo Zaccaria – che fa onore al mio assistito, qui siamo di fronte ad un reato odioso”.
Non risultano altre denunce, così almeno riferisce Graziano Martino, legale d’ufficio della donna. Che è accusata di revenge porn, la vendetta tramite la condivisione pubblica di immagini o video a sfondo sessuale senza il consenso dei diretti interessati. La sudamericana, che fu poi fermata a Bologna dove le venne sequestrato il telefono portatile, ha condiviso, in chat, due video e alcune foto esplicite del suo rapporto con il calciatore. Lo avrebbe fatto dopo essere stata lasciata dal ragazzo. Decidendo di usare quelle immagini erotiche come un’arma di ricatto. Nei giorni scorsi è iniziata l’udienza preliminare, la prossima si terrà l’8 febbraio davanti al giudice Andrea Scarpa.
Il reato rientra nel cosiddetto Codice Rosso, il dispositivo di legge entrato in vigore nell’estate del 2019 contro le violenze di genere fisiche e psicologiche. I fatti risalgono proprio a quell’estate, la denuncia è dell’agosto di quell’anno. Il pm Marco Niccolini aveva chiesto di processare la giovane per la diffusione del materiale sulle chat di Instagram e Facebook che era stato inoltrato ad amici e conoscenti e a quanto pare anche alla moglie del calciatore (il quale sarà parte civile al processo penale), anche se mai postato pubblicamente. Materiale che non compare più perché la polizia postale si è subito attivata per chiedere ai gestori delle piattaforme social di eliminarli. Come è puntualmente accaduto.
La donna attualmente vive all’estero e una volta rientrata in Italia è stata denunciata e la polizia ha provveduto a sequestrarle il telefono. Ieri in tribunale a Modena si sarebbe dovuta svolgere l’udienza preliminare, ma il giudice Andrea Scarpa ha deciso di rinviarla a febbraio.