L’episodio sarebbe avvenuto a scuola: la studentessa di 14 anni si è confidata con una professoressa La procura aveva chiesto di archiviare. Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione
CHIETI. Tentati atti sessuali con una studentessa di 14 anni. È l’accusa con la quale è finito sotto processo un bidello di una scuola superiore del Chietino. L’uomo, incensurato, è stato rinviato a giudizio ieri mattina dal giudice Andrea Di Berardino: la prima udienza, davanti al tribunale in composizione collegiale, è stata fissata al prossimo 1° marzo. La procura aveva chiesto il «non luogo a procedere».
La vicenda risale a due anni fa. A inviare un esposto ai carabinieri è stato il dirigente scolastico. Sul documento si legge che, il 25 novembre del 2019, un’alunna 14enne ha chiesto alla docente presente in classe di andare in bagno. Nel corridoio la studentessa ha deciso di prendere una bottiglietta d’acqua al distributore automatico, ma non aveva con sé monete. Si è rivolta così al bidello, seduto nella sua postazione, chiedendogli un prestito. Il collaboratore scolastico l’ha invita a seguirlo all’interno di uno sgabuzzino, dove ha preso 50 centesimi dalla sua giacca. La ragazza riferisce di non essere entrata, ma di essere rimasta sulla soglia e di non aver percepito alcun potenziale pericolo perché conosceva il bidello sin dalla scuola primaria. All’interno di quella stanza, l’uomo si sarebbe seduto su una sedia e, dopo essersi sbottonato i pantaloni, avrebbe posato la moneta sulla biancheria invitando la studentessa a prenderla. La ragazzina sarebbe scappata, mentre l’adulto sarebbe tornato alla sua postazione lasciando la moneta sul tavolo e dicendo alla 14enne che poteva utilizzarla. A quel punto, l’alunna è tornata indietro, ha preso i soldi, ha acquistato la bottiglietta e ha fatto rientro in classe. Si è poi confidata con la compagna di banco, che le ha consigliato di rivolgersi agli insegnanti.
Così il caso è arrivato sul tavolo del pm Lucia Anna Campo che, dopo aver ipotizzato gli «atti osceni», ha chiesto l’archiviazione perché, per la configurabilità di questo reato, «va accertato concretamente il pericolo che due o più minori vi assistano. Il luogo scelto e la condotta tenuta, secondo quanto riferito dalla persona offesa, erano finalizzati a escludere che altri studenti potessero vedere quanto stava accadendo». Ma il giudice Luca De Ninis ha riqualificato il reato in «tentati atti sessuali con minorenne», ordinando l’imputazione coatta perché l’episodio è stato «un’offerta di denaro rivolta alla minore per convincerla a compire atti sessuali». Il difensore dell’imputato, l’avvocato Francesca Di Muzio, ha impugnato l’ordinanza in Cassazione «per abnormità del provvedimento». In attesa del pronunciamento della Suprema corte, ieri il caso è tornato in tribunale, davanti a un altro giudice. La procura, rappresentata dal pm Marika Ponziani, ha chiesto di prosciogliere il bidello. Ma, secondo il giudice Di Berardino, è necessario il vaglio del dibattimento.