Confermate le accuse di truffa e peculato per il comandante della polizia locale di Carsoli
CARSOLI. Chiuse le indagini sulla vicenda che vede accusati due agenti della polizia municipale di Carsoli, tra cui il comandante Stefano Zazza, che deve rispondere di truffa, peculato e falsità ideologica. All’inizio di febbraio i carabinieri avevano eseguito, su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avezzano, Maria Proia, una misura cautelare della sospensione dal lavoro nei confronti del comandante. A Zazza erano stati inoltre sequestrati circa 1.900 euro corrispondenti all’ammontare del presunto danno arrecato all’ente pubblico. Nello stesso procedimento è indagato un altro appartenente alla polizia locale, B.A., che avrebbe concorso nella commissione di alcuni reati. In particolare, quest’ultimo è accusato di «artifici e raggiri consistiti nel marcare in molteplici occasioni il badge magnetico in dotazione per attestare la presenza in servizio salvo poi abbandonare il luogo di lavoro». Il comandante è invece ritenuto responsabile di più violazioni, in particolare ripetute assenze ingiustificate dal servizio, durante le quali il dipendente pubblico avrebbe attestato falsamente la propria presenza tramite il cartellino elettronico in dotazione. Molteplici anche le contestazioni relative all’utilizzo di autoveicoli di proprietà del comune per soddisfare esigenze private. Le indagini, avviate la scorsa estate e condotte dal nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Tagliacozzo, sono partite da alcune segnalazioni arrivate ai militari dell’Arma circa presunte assenze ingiustificate del pubblico ufficiale durante gli orari di servizio e con l’utilizzo di mezzi dell’amministrazione comunale. Le attività di polizia giudiziaria sono state coordinate dalla Procura di Avezzano. Il titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Ugo Timpano. Gli episodi contestati vanno dal 16 settembre al 9 ottobre 2020. Più un altro in data 14 giugno 2021. Secondo l’accusa, il capo dei vigili ha fatto delle auto di servizio «un uso pressoché quotidiano» per scopi «finalizzati al soddisfacimento di interessi personali». Gli agenti sono difesi dagli avvocati Mario Flammini, Omar Sanelli e Franco Colucci. (p.g.)