Si è tolto la vita in carcere soffocansosi col gas, Oskar Kozlowski, 23 anni, detenuto a Bolzano per aver ucciso l’amico Maxim Zanella “perché me l’ha ordinato Satana“, aveva detto durante la sua confessione. Si estingue così il processo e i familiari della vittima non avranno il risarcimento.
Kozlowski aveva colpito con una coltellata fatale il giovane bagnino nel suo appartamento di Brunico la notte del 27 luglio dello scorso anno. Più volte il ragazzo polacco avrebbe espresso l’intenzione di suicidarsi. Fino al ritrovamento del suo corpo senza vita nella cella del carcere.
L’omicidio era avvenuto durante un rito satanico, dentro una stanza illuminata da una sola candela. Zanella, nove anni più di Kozlowski, russo, adottato dai genitori bolzanini e portato in Italia insieme alla sorella Cristina nel 1998 era un suo amico, vicino di casa qui, nel cuore di Brunico: perla della val Pusteria in cui si è consumato il delitto, pochi mesi dopo quello dei genitori di Benno Neumair.
Quando nella notte, dopo che Kozlowski si era costituito, gli inquirenti sono entrati nel bilocale di Maxim Zanella hanno trovato sul tavolo molte bottiglie di birra, quasi tutte vuote, e il cadavere del trentenne padrone di casa riverso sul letto. L’omicida, che aveva il numero 666 tatuato sul gomito, ha usato un coltello a serramanico che aveva con sé quando, prima della mezzanotte, era salito a far visita all’amico. Hanno bevuto, hanno litigato e dalle minacce si è arrivati a una furibonda collutazione con il colpo mortale.