Se oggi sentiamo e vediamo le conseguenze crescenti dei cambiamenti climatici, c’è anche un effetto positivo: siamo mediamente più attenti, e più arrabbiati. Capita così che un movimento globale stia prendendo di mira l’uso diffuso dei super ricchi di spostarsi con i jet privati, anche solo a scopi “super-effimeri” come provare un panino a mille chilometri di distanza e tornare indietro in giornata, o parlare pochi minuti a un evento. Insomma, mentre i comuni mortali si interrogano sul modo più efficace per risparmiare l’energia, vanno al lavoro in bici e compiono una pedissequa raccolta differenziata, c’è chi non si cura minimamente del costo ambientale delle proprie azioni, costo altissimo che tutti quanti stiamo già pagando. Così succede che a causa della indignazione diffusa tra i cittadini, il ministro dei trasporti francese abbia chiesto la riduzione dei voli con jet privati, mentre il Partito dei Verdi d’Oltralpe spinge per un divieto totale, considerando che un jet privato è fino a 14 volte più inquinante di un aereo commerciale per passeggero. Tutto è nato dalle denunce diffuse via social da “I Fly Bernard”, uno dei nuovi account Instagram sorti in Francia per evidenziare quanto costano – a tutti, in termini di emissioni – i jet privati dei ricchi francesi, a partire da Bernard Arnault, capo del gruppo di lusso LVMH, particolarmente affezionato a questo sfrenato modo di spostarsi. L’account ha calcolato, ad esempio, che il jet privato del magnate dei media francesi Vincent Bolloré ha emesso questa estate, in un solo giorno, tanta anidride carbonica quanto un’auto francese può riuscire ad emetterne in media in 10 anni.
In Italia, il must è seguire jetdeiricchi, per mettere pressione ai vari Ferragnez, che non si vergognano di postare le loro vacanze in jet, a Diego Della Valle, Flavio Briatore, Gianluca Vacchi o Matteo Renzi, che pensa al nucleare per ridurre le emissioni italiane ma nel 2018 si spostò con un jet privato a noleggio per tenere due minuti di discorso a Washington. Il risentimento sta crescendo anche negli Stati Uniti. I social hanno definito Kylie Jenner, star del reality, addirittura una criminale climatica, dopo che un sito ha mostrato che il suo jet privato ha effettuato un volo di soli 17 minuti a luglio, nello stesso periodo in cui gli Usa combattevano contro ondate di calore record e incendi diffusi. Che i ricchi inquinino molto più della classe media non è certo una novità, e vari aspetti della loro vita quotidiana (vogliamo parlare dell’impatto di una mega villa rispetto a quello di un appartamento, anche solo per la necessità di climatizzarla?) fanno riflettere da sempre. Lo stesso principio – in fondo – potrebbe applicarsi alla classe media, che mediamente, in un Paese occidentale, inquina molto di più degli abitanti dei Paesi poveri. Pensiamo che, nel mondo, solo l’1% delle persone è responsabile della metà di tutte le emissioni dei voli passeggeri: e quell’1% siamo esattamente noi. Se quindi è giusto ogni nostro sforzo per emettere sempre meno, è anche doveroso lavorare affinché la disponibilità di denaro non renda progressivamente possibile far pagare all’umanità il proprio stile di vita. In fondo, infatti, se è vero che il 10% più ricco del mondo è responsabile di oltre la metà delle emissioni tra il 1990 e il 2015, è anche vero che sarebbe utile una distinzione all’interno di quel 10%, per tamponare laddove lo spreco è così largamente più evidente. Come calcola il Financial Times, tuttavia, se i jet privati venissero banditi domani, non farebbe una gran differenza. Questi voli rappresentano solo il 4% circa delle emissioni globali dell’aviazione, che a loro volta hanno rappresentato solo il 2,4% delle emissioni globali di CO₂ nel 2018. D’accordo. È però necessario considerare che porre l’attenzione su un aspetto – quello forse più sfacciato – dell’insostenibile “quotidiano” vip, potrebbe avere ripercussioni su altri aspetti delle loro (e delle nostre?) condotte di vita. I politici come gli influencer vivono dell’impalpabile consenso collettivo, e se le persone iniziano a indignarsi la spinta verso un cambio di rotta anche su altri fronti potrebbe essere inevitabile. Un’alternativa? Secondo un rapporto del 2021 di Transport & Environment, che da oltre 30 anni si batte per trasporti più puliti, i proprietari di jet privati potrebbero “compensare” finanziando lo sviluppo di tecnologie come gli aerei a impatto ridotto, come i voli elettrici o a idrogeno. Come? Ad esempio con una tassa sui voli privati di almeno 3.000 euro sopra i tetti dell’Europa. Il denaro servirebbe alla ricerca di alternative più ecologiche per tutti, compresi i jet che, entro il 2030, potrebbero avere l’autorizzazione a decollare solo se alimentati a idrogeno verde o elettricità.
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