ROMA – Riparte l’anno scolastico – e la prima campanella suonerà come sempre domani in Alto Adige e poi via via nelle altre regioni – e tornano, puntuali, anche le polemiche sulle scoperture delle cattedre ma arriva, prontamente, anche l’assicurazione del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che da Villa d’Este a Cernobbio alla quarantottesima edizione del forum Ambrosetti replica ai sindacati che da giorni parlano di 200mila ‘buchi’ in organico sostenendo che alla riapertura delle scuole tutti i docenti saranno al loro posto.
C’è di più, Bianchi – dopo le chiusure dovute alla pandemia e le lezioni a distanza – non vuole sentire parlare nemmeno per ipotesi di studenti in Dad come misura per far fronte al caro energia, e nega che il governo abbia messo sul tappeto questa idea tra le opzioni per stringere sui consumi. Gli studenti sono gli ultimi a poter essere colpiti da provvedimenti di austerity.
L’ esecutivo “non ha mai parlato della possibilità di fare un giorno in Dad per via del caro energia” e “in ogni caso – ha proseguito il ministro Bianchi – la mia posizione è chiarissima. Di fronte ai problemi che abbiamo e che tutti conosciamo, la Scuola deve essere l’ultima a essere toccata”. “Noi comunque non abbiamo mai parlato di questo”, ha ribadito il responsabile del ministero dell’Istruzione che vuole guardare avanti.
In particolare, sul fatto che sarebbero parecchi gli insegnanti ancora da abbinare alle cattedre, Bianchi dal lago di Como ha detto che “stiamo aprendo l’anno scolastico, avremo tutti gli insegnanti al loro posto”.
“In molte regioni – ha aggiunto il ministro – abbiamo fatto le supplenze, quest’anno non ci saranno le 40 mila supplenze legate al Covid. Quindi non è che mancano ma non ci sono perchè erano legate al Covid. Stiamo lavorando per garantire a coloro che verranno la tavola apparecchiata e si può iniziare a servire la cena”.
Secondo i calcoli dei sindacati, invece, nonostante l’espletamento, in questi mesi, di numerosi concorsi, le cattedre scoperte sarebbero oltre il 50% rispetto alle disponibilità di assunzioni arrivate dal Mef.
Almeno 150-200mila i docenti precari che dovrebbero colmare l’assenza di prof titolari, e poi – lamentano ancora i sindacati – c’è la mancanza di circa 15 mila amministrativi e collaboratori scolastici, e di 500 presidi, oltre al mancato rinnovo dell’organico Covid.
Su questo scenario di problemi, anche annosi, scorre la campagna elettorale in corso per il rinnovo del Parlamento, con le promesse di politici e partiti al mondo della Scuola e i ‘prof’ che guardano al governo che verrà con il timore di finire sempre nei panni di Cenerentola. Per il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli “serviva l’organico Covid ma non è stato rinnovato: e questa è una enorme responsabilità che porta il governo Draghi. Poi c’è la questione del rinnovo del contratto collettivo di lavoro: servono risorse aggiuntive e lo ribadiremo l’8 settembre in un incontro con tutte le forze politiche”.
Sulla stessa linea Giuseppe D’Aprile, neo segretario Uil Scuola: “Il nuovo anno scolastico – rileva – parte con il piede sbagliato. Nulla di diverso rispetto agli altri anni”, in più c’è che “l’ organico Covid non verrà rinnovato, nessuna concessione relativa all’organico di fatto aggiuntivo rispetto allo scorso anno, le graduatorie sono piene di errori e il contratto di lavoro non è stato rinnovato”, conclude D’Aprile.
“Queste prime settimane vedranno in campo anche il nuovo assetto governativo: la Scuola sarà in una dimensione di attesa rispetto alla compagine dell’esecutivo”, sottolinea Ivana Barbacci, leader della Cisl Scuola. Il 7 settembre ci sarà l’incontro con l’Aran per il rinnovo del contratto e “questo – per Barbacci – vuol dire che c’è la volontà di riprendere il negoziato ma le risorse sono assolutamente inadeguate”.
Intanto dal primo settembre i ‘prof’ sono tornati a Scuola. Da domani, 5 settembre, tocca agli studenti altoatesini tornare in classe e poi, a seguire, il 12 settembre sarà la volta di Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Piemonte, Veneto e Lombardia. Il 13 settembre toccherà ai ragazzi campani; il 14 a Calabria, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Umbria e Molise. Il 15 tornano tra i banchi gli studenti di Lazio, Emilia Romagna e Toscana. Ultimi a rientrare in classe, il 19 settembre, saranno i ragazzi e le ragazze di Sicilia e Valle d’Aosta.
Per tutti il rientro è senza mascherina, ad eccezione dei più fragili e del personale scolastico, ma le cose potrebbero cambiare se i contagi tornassero a correre.
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