A poche ore alla chiusura dei lavori della COP27, la bozza di documento finale di Sharm el-Sheikh, pubblicata nella notte scorsa, “riconosce la crescente urgenza di affrontare le perdite e di danni del riscaldamento globale”, ma lascia ancora vuoto il paragrafo sul come finanziare i ristori.
Manca un accordo proprio sul tema che ha fatto da protagonista in questa COP: mentre i paesi emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina hanno proposto l’apertura di un Fondo ad hoc per i “loss and damage”, Stati Uniti e Unione Europea spingno per aggiornare gli strumenti già esistenti, nel timore di un’eccessiva responsabilizzazione.
La bozza di documento finale “nota con preoccupazione il crescente gap fra i bisogni dei paesi in via di sviluppo e il sostegno fornito da quelli sviluppati. Le stime di tali bisogni sono dell’ordine di 5.600 miliardi di dollari al 2030, ma nel periodo 2019-2020 il flusso di finanza climatica globale è stato di 803 miliardi di dollari, il 31-32 per cento di quanto è necessario per tenere il riscaldamento sotto il 2%”. Il documento sollecita i paesi sviluppati ad aumentare il sostegno” ed esprime “grave preoccupazione che l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari all’anno” per aiuti ai paesi in via di sviluppo nelle politiche climatiche, previsto dall’Accordo di Parigi, “non sia stato ancora raggiunto dal 2020” e “sollecita i paesi sviluppati a raggiungerlo”. Ribadisce poi “l’appello ai paesi sviluppati ad almeno raddoppiare la finanza per l’adattamento al 2025 rispetto al livello del 2019”. Nel documento si “incoraggia tutti gli attori finanziari”, pubblici e privati, “ad aumentare la loro ambizione climatica” e ad “accrescere i fondi per questa”. Si sottolinea che “un terzo dei paesi in via di sviluppo e due terzi dei paesi a basso reddito sono a rischio di stress debitorio” e si richiedono “misure su misura per affrontare questo rischio”.
Nella bozza compare anche il “Piano tecnologico di Sharm” della durata di due anni, che prevede azioni di sostegno tecnologico nei paesi in via di sviluppo e sottolinea “l’importanza di esercitare tutti gli sforzi per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben sotto i 2 gradi Celsius dai livelli pre-industriali e per perseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius sopra i livelli pre-industriali”.
Enfatizzando che la transizione a basse emissioni deve essere giusta e inclusiva, il documento esprime “profondo rincrescimento che i paesi sviluppati che hanno le maggiori capacità per ridurre le loro emissioni continuino a non farlo. Questi dovrebbero arrivare a zero emissioni nette al 2030. I paesi in via di sviluppo possono migliorare le loro ambizioni di mitigazione con il sostegno dei paesi sviluppati”.
L’articolo COP27, c’è la bozza finale ma ancora nulla di fatto per i “loss & damage” proviene da The Map Report.