E dal presidente Marsilio l’invito a valorizzare il genio pescarese Poi la donazione al Comune di due lettere inedite dello scrittore
PESCARA. «Pescara è una città importante, ricca di storia, di testimonianze e dobbiamo lavorare per rendere questo patrimonio altamente fruibile e che possa assumere anche una dimensione europea». Così il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano ha parlato di Pescara, in occasione del suo intervento alla manifestazione per celebrare il 50° anniversario della morte di Ennio Flaiano, scomparso il 20 novembre 1972. Per onorare la sua figura, il Comune ha organizzato un evento, moderato da Mario Sechi, direttore dell’Agi, e a cui ha partecipato anche il ministro, su invito del deputato Guerino Testa. «Ho dato al sindaco Masci la disponibilità di essere al fianco della città per tutti i progetti comuni in ambito culturale che possiamo mettere in campo», ha continuato Sangiuliano.
«In Italia abbiamo un immenso patrimonio culturale e dobbiamo lavorare affinché questo possa aumentare la sua redditività per la nazione, in modo che dia sviluppo e occupazione». Su Flaiano il ministro ha evidenziato «il suo sguardo di ironia, di chi non si prende mai sul serio. È stato un indagatore del costume italiano, un intellettuale controcorrente».
Il pomeriggio a cui hanno preso parte il prefetto Giancarlo Di Vincenzo, il presidente della Regione Marco Marsilio che ha lanciato l’invito al ministro di «valorizzare Flaiano nelle politiche culturali del prossimo quinquennio», il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri e numerose autorità civili, istituzionali e rappresentanti delle forze dell’ordine, ha visto la donazione alla città di due lettere inedite risalenti a marzo e aprile 1963, che Flaiano inviò ad Anna Luciana Di Lello Finuoli, germanista, ai tempi a Bonn con una borsa di studio universitaria. La studiosa era stata coinvolta dal genio pescarese per supportarla nella ricerca bibliografica attorno al racconto “Tonio Kröger” di Thomas Mann, da cui Flaiano avrebbe dovuto trarre una sceneggiatura per un film che alla fine non vide mai la luce. «Conobbi Flaiano in alcuni raduni che si tenevano in piazza Ungheria a Roma», ha ricordato Di Lello Finuoli. «Queste lettere sono di carattere personale, anche se riguardano una collaborazione che mi aveva richiesto. Bonn all’epoca era molto deprimente e io avevo scritto più volte a Flaiano del mio scoramento. Flaiano non era una persona che si svelava, e i suoi aforismi erano uno strumento per nascondersi, ma anche per rivelare il suo scetticismo filosofico».
«Rendiamo omaggio a Flaiano per quello che è stato e per quello che rappresenta oggi», ha dichiarato il sindaco Masci che ha ribadito la volontà dell’amministrazione di riportare a Pescara le spoglie dell’intellettuale, oggi al cimitero di Maccarese. «Se lui ha detto che “il peggio per un genio è di essere compreso”, noi abbiamo tutti compreso che Flaiano era un genio», ha sottolineato servendosi delle celebri parole dell’intellettuale. «Flaiano spiegò la contemporaneità e alzò lo sguardo oltre il presente», ha aggiunto Marcello Antonelli, presidente del consiglio comunale. «Molte cose che ha scritto inducono al sorriso, ma hanno una valenza rivelatoria».
«Flaiano conserva ancora un’attualità sconcertante», ha rimarcato Carla Tiboni, presidente dei Premi internazionali Flaiano, istituiti da Edoardo Tiboni, grande amico dell’intellettuale, 49 anni fa, condividendo questa idea con tanti amici dello scrittore. «Il premio sarebbe potuto rimanere come spettacolo delle discipline in cui si è contraddistinto, ma abbiamo pensato che fosse necessario divulgare e studiare la sua opera».
La cerimonia si è chiusa con la lettura di «Ennio Flaiano: un ritratto» di Marco Patricelli, a cura dei fondatori del Florian, Giulia Basel, Massimo e Annapaola Vellaccio che oggi alle 18 metteranno in scena “Il Caso Papaleo”, in onore dello scrittore.