Una politica culturale efficace deve mirare a potenziare la competitività delle imprese culturali esistenti, come musei, teatri, musica e multimedia, ma anche ad attrarre nuovi attori a livello internazionale. Gli investimenti globali di istituzioni culturali rinomate come il Guggenheim, la Tate e il Louvre dimostrano l’importanza di una strategia di “placement” e del rafforzamento della credibilità internazionale.
Nella competizione tra città nell’ambito dell’economia creativa, il fattore decisivo è spesso il loro “brand”, ossia l’immagine percepita in termini di vitalità, qualità e potenzialità. Il posizionamento di una città nel “City Brands Index” di Simon Anholt può avere un impatto significativo sulle decisioni degli investitori, sui flussi turistici e sulla crescita della popolazione.
Tuttavia, non basta avere una buona reputazione; è essenziale che gli sforzi per migliorare il brand abbiano un impatto positivo sulla qualità della vita e sul benessere dei residenti. Le economie creative possono generare entrate significative per il settore pubblico e privato, ma queste risorse devono essere reinvestite per migliorare i servizi pubblici e l’infrastruttura, creando un circolo virtuoso tra economia creativa e welfare, che contribuisce a consolidare l’attrattività della città.
La cultura è un motore economico potente, rappresentando il 7% del PIL mondiale con una crescita annuale del 7%. In Europa, oltre 5,8 milioni di persone lavorano nei settori creativi, e solo il settore della comunicazione e del design genera 650 miliardi di euro all’anno, pari al 2,6% del PIL. L’Unione Europea ha destinato ingenti risorse finanziarie alle attività culturali e all’innovazione fino al 2013, dimostrando l’impegno a sostenere la cultura come motore di sviluppo.
Questi dati concreti ci indicano chiaramente che le città devono investire nell’occupazione, nell’aumento della professionalità, nello sviluppo dell’imprenditorialità e nell’attrazione di giovani talenti nel mercato del lavoro. Tali numeri devono tradursi in progetti di alta qualità, come quelli sviluppati a Londra con l’Oxo Tower District, a Marsiglia con Euroméditerranée, a Lione con l’isola della Confluence, a Newcastle con la riqualificazione di Tyneside, a Liverpool con il Paradise Project e ad Amburgo con HafenCity.
La città creativa è diventata una componente essenziale della contemporaneità, un mezzo per definire visioni, politiche e progetti. Sempre più città mirano a diventare “cultural hub” per attrarre talenti, investimenti e turismo, e questa concorrenza è evidente nelle candidature per il titolo di Capitale della Cultura o nell’entrare nella World Heritage List.
Come afferma Joseph Rykwert, professore emerito all’University of Pennsylvania, l’identità culturale e il potere di seduzione dei luoghi sono strumenti potenti per attirare e trattenere i residenti. È nostro compito impegnarci affinché le nostre città diventino ancora più attraenti, stimolanti e accoglienti, in modo che la bellezza e la cultura possano prosperare nelle loro strade e nei loro cuori.